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POTENZA – L’avvocato costituzionalista Caravita può tranquillamente andare a “sciare” il 2 gennaio. Nessuno della Regione andrà a citofonare sotto il suo studio per far preparare le carte per il ricorso contro l’articolo 38. Nel maxiemendamento ci sono le modifiche che non privano le Regioni della competenza decisionale sulla materia petrolifera. Questo è quanto emerge dalla lettura dell’articolo 553 al maxiemendamento presentato dal governo nazionale l’altra notte al Senato. Il documento è stato approvato a maggioranza (con i grillini che hanno abbandonato l’aula) e il voto contro della Sel e di Forza Italia poco prima dell’alba della notte tra venerdì e sabato. 

Ed è quello che aspettavano al Palazzo della Regione. Poi tutto si può discutere. Per carità.

Ma si tratta in pratica dell’ennesimo passo indietro del governo nazionale a favore delle richieste lucane. L’articolo in questione modifica quello che si prevedeva nello Sblocca Italia e lascia tutto il mondo come era. In pratica per le estrazioni il governo nazionale deve convocare le Regioni ma anche le Province e i Comuni interessati. Ovvio che la questione in un tale consesso diventa complicata per le velleità centralistiche nazionali. E la novità legislativa prevede che qualora non venga trovato l’accordo nella Conferenza unificata rimane tutto come previsto dalla legge del 2004. Insomma o si trova l’accordo tra tutti i protagonisti dei territori o non se ne fa nulla. Da questo punto di vista pare un buon risultato soprattutto per chi si lamentava delle novità. Poi chiaro che il tema per quanto riguarda le proteste va ben oltre l’articolo 38. Ma allora è un’altra storia.

Chi vuol contestare troverà altre mille ragioni legata alla complicata vicenda del petrolio e della tutela ambientale e sanitaria. Il tema è di approccio culturale e ideologico e politico. Ma se si resta all’articolo 38 il principio cardine (come ha evidenziato anche l’ex presidente della Regione, Vito De Filippo su Twitter) è che tutto rimane come era in passato. La notizia è stata salutata dal governo regionale come una vittoria. E forse anche come uno “scampato pericolo”.

Dall’entourage del governatore lucano hanno fatto trapelare che il presidente è stato in pressing sul governo nazionale fino all’ultimo momento. Decisivo da quanto si è appreso anche il lavoro dei parlamentari lucani maggioranza e in particolar modo di Roberto Speranza. Ma c’è stato un lavoro “certosino” anche da parte del capogruppo del Pse in Europa Gianni Pittella. Che ieri alla fine di un incontro a Lauria (i dettagli a pagina 7) ha dichiarato: «Anche per la Basilicata questa è una buona giornata perchè il maxiemendamento mette la parola fine a questa che era diventata un’odiosa speculazione. Si è trattato di una vera e propria caricatura secondo cui i Pittella avevano venduto la Basilicata a Renzi». Gianni Pittella ha quindi tuonato: «Mai abbiamo chiesto qualcosa a Renzi e mai Renzi ha chiesto qualcosa a noi».

E ancora ha aggiunto l’europarlamentare lucano: «Dobbiamo costruire in Basilicata e non distruggere. Io lavoro dall’esterno e molto spesso non sono informato delle questioni lucane. Mio fratello (Marcello ndr) lo sento raramente. Una volta a settimana al massimo. Ma di certo io non faccio sconti a nessuno, nemmeno a lui».

 

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