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COSENZA – La sanità è la cassaforte, o se volete la Fiat della nostra regione. Chi la governa ha a disposizione risorse ingenti, possibilità di aumentare la platea dei clientes, assegnare consulenze d’oro. Se si considera che l’Asp di Cosenza ha una produzione vicina al miliardo di euro  l’anno, ha quasi 6.000 dipendenti e sul suo territorio sono presenti 158 strutture sanitarie private, accreditate al Servizio Sanitario Nazionale, è intuitivo capire il perché sul palazzo di via Alimena si sia scatenata una lunghissima faida politica. 

L’origine di questo scontro al calor bianco ha una data di inizio ben precisa e sono le elezioni provinciali del 6 e 7 giugno 2009 a Cosenza. I candidati alla presidenza sono cinque, ma si capisce subito che la corsa sarà una lotta a due fra il presidente uscente, Mario Oliverio del Pd e Pino Gentile buttato nella mischia dal Pdl per ottenere un risultato storico e cioè conquistare la provincia più rossa della Calabria. Un risultato importante perchè dopo un anno ci sono le regionali e conquistare Cosenza significava mettere una bandierina sulla vittoria finale per palazzo Alemanni. Il primo turno finisce con Mario Oliverio al 46,9%; Gentile al 37,2. Il problema è che al ballottaggio il centrodestra può contare sul sostegno di Roberto Occhiuto dell’Udc che in prima battuta arriva al 10% dei consensi. 
I nervi sono tesissimi tanto che fra Oliverio e Gentile si arriva alle querele (poi archiviate come diritto di critica politica). Era il 19 giugno 2009. Nel corso di una manifestazione, presso la sala consiliare del Comune di Cassano allo Ionio, Oliverio si soffermò sul sequestro giudiziario di un complesso alberghiero della zona, ritenuto attribuibile a esponenti mafiosi del clan Forastefano. Oliverio denunciò come l’hotel avesse avuto finanziamenti pubblici negli anni in cui Gentile era assessore regionale al Turismo. Ma Oliverio andò avanti parlando del crac della Carical e tirando in ballo il senatore Antonio Gentile che per quella storia venne arrestato e poi prosciolto da ogni accusa. Gentile non rimase con le mani in mano e denunciò l’accordo fra Oliverio e Adamo sostenendo che la moglie di quest’ultimo, l’attuale deputato Enza Bruno Bossio, allora coinvolta nelle inchieste di De Magistris da cui è stata assolta, sarebbe stata vicepresidente. «Gli elettori che hanno votato De Magistris al primo turno e molti di quelli che hanno dovuto pagare, a sinistra, i patti di potere di questi anni non voteranno per Oliverio» sentenziò l’allora Pdl.
Le scintille proseguirono dopo l’esito del voto che vide Oliverio prevalere con il 56,7% e Pino Gentile perdere una delle pochissime volte una competizione elettorale. Ma la guerra era iniziata ed iniziarono a saltar fuori dai cassetti dell’Asp carte scottanti, fino all’inchiesta sulle consulenze d’oro all’Asp di Cosenza.
Intanto, rispetto a queste indagini, la Procura bruzia, nelle persone del procuratore aggiunto Domenico Airoma e del pubblico ministero Domenico Assumma, ha  chiuso un nuovo fascicolo di indagine, concentrato sul conferimento di altri incarichi professionali – con riferimento allo scorso mese di gennaio – all’avvocato Nicola Gaetano. 
Gli indagati sono lo stesso legale e il direttore generale dell’azienda sanitaria Gianfranco Scarpelli. Gli avvisi sono in fase di notifica. La notizia arriva in contemporanea alla fissazione dell’udienza, dinanzi ai giudici del Tribunale del Riesame, per discutere della misura interdittiva applicata lo scorso 17 febbraio allo stesso direttore Scarpelli. Si svolgerà il prossimo 27 marzo. Il relativo ricorso era stato presentato dagli avvocati Guido Siciliano e Nico D’Ascola, difensori del dirigente, che è stato sospeso per due mesi dalla guida dell’azienda. La difesa ha chiesto la revoca della sospensione e la reintegra di Scarpelli nelle sue mansioni. La Procura di Cosenza insiste sulle responsabilità del dirigente, accusandolo di aver proceduto alle nomine dei consulenti esterni senza alcuna evidenza pubblica.
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