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POTENZA – Per 13 anni, più o meno da quando sedeva nella giunta provinciale come assessore ai Servizi socio assistenziali, Michele Via ha guidato l’unità operativa di medicina del lavoro senza averne i titoli. O meglio: non li aveva al momento in cui ha vinto il concorso. Perché prima che alla Asp se ne accorgessero è passato così tanto tempo che oggi un discorso simile non avrebbe senso. Fatto sta che da sabato sarà “degradato” a semplice medico. E del vecchio incarico salverà solo il ricordo. Lo stipendio. E i contributi. Previdenziali e assicurativi.
E’ una patata bollente quella che gira da febbraio negli uffici di via Marconi, dopo il verdetto della Corte d’appello che ha dato ragione all’Azienda nella causa contro il suo primario.
Sì perché non è bastata la decisione del Tribunale del lavoro che già nel 2009 aveva accolto il ricorso di un medico deluso, perché si era visto scavalcato dall’ex assessore. Dopo 8 anni da primario Michele Via deve averci preso gusto, per questo ha presentato a sua volta un ricorso al Tribunale del lavoro, e nel 2011 è riuscito a strappare anche una decisione favorevole. Solo che in appello quella decisione è stata rovesciata. Così si arriva al verdetto di febbraio.
Per prendere atto di quanto stabilito dai giudici sono occorsi 10 mesi, e due settimane fa è arrivata la delibera del direttore generale della Asp Mario Marra, sottoscritta anche dal direttore sanitario e da quello amministrativo: Giuseppe Cugno e Cristiana Mecca.
Nei prossimi giorni verrà indetta una nuova selezione per individuare il sostituto di Via, dopo quella sospesa nel 2009. Ma intanto l’ex primario non potrà restare al suo posto una settimana di più, e dal 1 novembre il contratto di lavoro verrà risolto «per intervenuta declaratoria giudiziale di nullità del titolo originario».
In casi come questo in diritto si parla di “prestazione di fatto”, che, in deroga alle norme generali sui contratti, «fa salvi per il lavoratore tutti gli effetti “retributivi” e tutti i diritti riconducibili al diritto a percepire la retribuzione, ivi compreso il diritto a mantenere ferme le prestazioni assicurative e previdenzia li, per l’intero periodo lavorato pur in costanza di nullità del rapporto ab initio». Senza differenze tra lo spazzino e il supermanager.
Michele Via: «deve essere considerato funzionario di fatto per gli anni 2001-2014, per la naturale irripetibilità della prestazione lavorativa resa». Spiega la delibera del collegio direttivo della Asp che gli dà il ben servito. E allo stesso tempo avvia nei suoi confronti le procedure di riscossione di 7.200 euro di spese legali per la causa conclusa a febbraio.
Su chi aveva il compito di controllare i titoli dei candidati, nel lontano 1999, e non lo ha fatto, nemmeno una parola. Commissari “di fatto” anche loro.

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