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TORTORA (CS) – Hanno assaltato un portavalori della Securpol fingendosi dei poliziotti della stradale durante un posto di blocco. Poi hanno spaventato a morte le guardie giurate parlando di un candelotto di dinamite pronto ad esplodere e alla fine hanno sfondato i portelloni utilizzando un cavo d’acciaio agganciato ad una macchina.

Il bottino è sostanzioso: se la sono filata con circa 700mila euro tra lingotti d’oro e gioielli. Rapina sostanziosa ma non completa, perché il portavalori assaltato a Tortora, sul Tirreno cosentino e al confine con la Basilicata, trasportava molto di più quasi un milione e 400 mila euro di beni. Solo che i banditi, in questo vero e proprio assalto alla diligenza, non sono riusciti ad aprire le restanti reti metalliche che proteggevano i sacchi stracolmi di preziosi. E così sono scappati con il colpo a metà. Erano in tre, almeno così hanno raccontato le guardie giurate ai carabinieri della compagnia di Scalea e dai militari della stazione di Praia a Mare, e tutto è accaduto intorno le tre della notte di tra il 28 e il 29 aprile. 

Gli agenti della Securpol si sono trovato in pochi secondi in mezzo al caos. Tutto è iniziato con lo stop intimato da uno dei tre rapinatori. Era travestito da agente della Polizia Stradale. L’uomo ha alzato la paletta e ha intimato l’alt per un classico controllo. Tutto normale, il furgone accosta e si ferma. Da quanto è accaduto dopo si è capito con quanta cura hanno messo a punto il colpaccio. Non c’è stato neanche il tempo di capire che si trattava di un falso posto di blocco che sono entrati sulla scena del delitto anche gli altri due ad armi spianate. Qui sono partite le minacce. Gli uomini hanno raccontato alle due guardie giurate di aver piazzato dei candelotti di dinamite sui portelloni del furgone. Per rendere più credibile la cosa hanno mostrato un piccolo telecomando che avrebbe azionato a distanza l’esplosivo. Ma i candelotti, si è scoperto successivamente, erano soltanto sei pezzi di manici di scopa ridipinti, un po’ come si fa nei cartoni animati. La coppia di guardie giurate è stata così messa a tacere. 

Non è servita la (falsa) dinamite per aprire il portellone, è bastato semplicemente collegare un cavo d’acciaio, legato ad una delle maniglie del furgone, ad un’auto per poter far saltare tutto. A quel punto i tre hanno svaligiato il furgone cercando di portare via quanto più possibile. Il colpo, secondo quanto è emerso dalle prime informazioni raccolte dai carabinieri dopo aver interrogato i vigilantes, sarebbe stato messo a segno da persone di nazionalità italiana. La ragione sta nell’accento, secondo le due guardie giurate infatti i tre avrebbero parlato con un accetto calabro-lucano. In ogni caso alla fine i ladri sono fuggiti in direzione nord, verso Lagonegro. A quel punto sono intervenuti i carabinieri che hanno attivato le indagini. 

E adesso si guarda a 360 gradi per cercare di capire chi ha mezzo a segno il colpo. Sulla vicenda sta indagando la Procura di Paola. L’inchiesta è stata aperta dal sostituto Maria Camodeca. L’attività sul posto, invece è stata coordinata dal tenente Bartolo Taglietti del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Scalea. L’ultimo assalto, in Calabria, è stato il 3 marzo del 2015 a Sorianello. Tre persone con il volto coperto da passamontagna e armate di fucili hanno tentato di compiere una rapina in danno di un portavalori a Sorianello, in provincia di Vibo Valentia. Anche in quel caso i rapinatori erano tre e sono entrati in azione quando il mezzo, che trasportava il denaro per le pensioni, è arrivato nei pressi dell’ufficio postale. Ma quella volta il colpo andò male perché due guardie giurate riuscirono a fuggire con il denaro costringendo alla fuga i tre banditi.

 

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