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Un addetto Auxilium durante una visita a Venosa (PZ)

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Il 2016 ha visto la conferma della leadership nazionale della regione nell’Adi: il servizio è gestito da Auxilium in tutti i comuni lucani e consiste nella cura e nell’assistenza al paziente nel suo ambiente familiare, creando intorno a lui una rete accreditata e altamente professionale, con un modello che parte dall’attenzione alla persona tra i più avanzati al mondo

POTENZA – «La Basilicata ha delle leadership a livello nazionale e ci sono tutte le premesse in base alle quali la regione può essere il laboratorio dove l’Assistenza Domiciliare Integrata, che qui viene sperimentata, diventi il modello per l’intero territorio nazionale». Così il professor Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, chiudeva la sua intervista al TGR al termine dell’importantissimo convegno “Long Term One, Basilicata”, che si è tenuto a Matera il 21 ottobre 2016. Il convegno, che ha rappresentato un momento importante per pianificare un ulteriore passo avanti delle politiche sanitarie in Basilicata, è stato promosso da Vita Longeva, l’agenzia del Ministero della salute per le politiche sulla terza età, insieme alla cooperativa Auxilium, la quale dal maggio 2016, con la presa in carico del servizio in tutti i comuni del Potentino, assicura tutta l’assistenza domiciliare integrata nella Regione. Un servizio, quello di assistenza a casa di anziani e disabili non autosufficienti, che era stato avviato da Auxilium con risultati straordinari e riconoscimenti unanimi alcuni anni fa nel territorio di Venosa (Pz) – tanto da far parlare in Europa di “modello Venosa” – e era stato esteso con successo nel 2015 in tutta la provincia di Matera.

Ma quali sono sono le caratteristiche del cosiddetto modello Venosa, che pone la Lucania ai vertici delle classifiche nazionali sull’ADI, in forte controtendenza con il resto del Mezzogiorno? Grazie alla lungimiranza delle Aziende Sanitarie lucane e alle capacità di intervento di Auxilium, questo settore, strategico anche per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale, è stato organizzato adottando un modello basato sull’attenzione alla persona fragile e non solo sulla sua malattia: uno staff di medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi, palliativisti, che lavorano in perfetta sintonia tra loro e in costante collegamento con l’Azienda Sanitaria che gli ha affidato il servizio, viene portato l’ospedale a casa del paziente, lasciando solo le acuzie in ospedale. Servendosi anche dei più avanzati mezzi che la tecnologia mette a disposizione, viene creata una rete assistenziale intorno al disabile, all’anziano, al malato cronico, al malato terminale, che migliora sia la qualità della sua giornata che quella della sua famiglia, oltre che rendere le cure più efficaci, come confermano gli studi clinici più recenti, oltre che l’esperienza diretta degli operatori Auxilium, che ogni giorno assistono oltre 5000 pazienti in Basilicata.

Centralità dell’utente, solidarietà, qualità del servizio, lavoro di rete, hanno di fatto reso saldo in questi anni il rapporto tra medicina territoriale e medicina ospedaliera, rendendo entrambe fasi diverse all’interno dell’unico orizzonte di assistenza e cura del paziente e non più pianeti distanti. 

Oggi il modello realizzato in Basilicata, come evidenziato nel convegno di Matera Long Term Care Basilicata, diventa di importanza strategica all’interno del sistema sanitario nazionale che deve tener conto del fatto che la disabilità per effetto dell’invecchiamento o delle patologie cronico degenerative è in significativo aumento e si ipotizza che coinvolgerà entro il 2020 quasi cinque milioni di italiani. «Il problema non è più aggiungere anni alla nostra vita, ma qualità di vita ai nostri anni» ha spiegato il professor Leocadio Rodriguez-Manas, massimo esperto mondiale di fragilità legate all’invecchiamento intervenuto al convegno Long Term One Basilicata. E appare chiaro che l’incidenza sulla salute delle persone di un insieme di patologie fortemente correlato all’età, quali eventi cardio vascolari acuti, Alzheimer, malattie cronico degenerative, diabete, tumori, potrà essere affrontato solo portando le cure di lungo termine a domicilio del paziente. Ma nell’orizzonte del modello lucano “meno ospedali più territorio”, non vuol dire assistenza di inferiore livello. Anzi. Vuol dire assistenza e cure qualificate e accreditate, vissute senza dover lasciare i propri affetti e la propria vita in familiare.

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