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REGGIO CALABRIA – La Multiservizi è stata per anni spremuta, piegata agli interessi della ‘ndrangheta e della politica che con la ‘ndrangheta aveva più di un interesse. Una vera e propria manna, da cui attingere per incarichi, consulenze, assunzioni e business d’ogni genere. Patria di pirati d’ogni genere, a discapito di lavoratori e della stessa municipalizzata, le cui casse rimpinguate dal comune erano sempre in rosso. I magistrati della dda di Reggio Calabria fotografano in particolare alunni passaggi.

L’azienda che si occupa della manutenzione della città dello stretta è costituita al 51% dal Comune di Reggio Calabria e per il 49% da una cordata di imprenditori privati che fanno riferimento alla Gst.

Con l’inchiesta Astrea gli esperti del Gico della Guardia di Finanza, già lo scorso anno scoprirono che socio occulto della parte privata era Pino Rechichi, accusato di essere il prestanome del clan Tegano. Motivo per il quale nelle scorse settimane la società non ha più avuto il certificato antimafia. Oggi l’azienda è praticamente in via di scioglimento da parte del comune. Ma se ciò non bastasse si vanno aggiungendo una serie di altri elementi che dimostrano come la Multiservizi di fatto non era solo infiltrata dalla ‘ndrangheta, ma era terreno fertile per scorrerie d’ogni genere.

In una intercettazione il cugino di Dominque Suraci ironizza sul fatto che prima o poi il politico «andrà a finire alle Iene». L’omonimo cugino del consigliere comunale Dominique Suraci ironizza, ma la realtà pare abbia superato la fantasia.

 La magistratura ha infatti scoperto che pochi giorni prima delle elezioni Comunali del 2007 l’azienda mise in moto una seri di assunzioni di precari: «le assunzioni pazze», sono definite in una intercettazione. Da una parte le assunzioni alla Multiservizi. E dall’altra quelle fatte nei propri supermercati che il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere definite uno «sproporzionato numero di assunzioni fatte da Dominique Suraci, nei punti vendita da lui controllati». Ed è sempre il cugino omonimo che, intercettato, afferma «di aver saputo che molti sono stati costretti a votare i candidati che gli imponeva il datore di lavoro altrimenti, così non facendo, rischiavano il posto». 

C’è poi una conversazione tra l’ex consigliere arrestato e l’attuale assessore regionale Antonio Caridi, che secondo il gip, rappresenta «plasticamente il vero sprezzo di Suraci nei confronti delle persone e dei loro bisogni, pari solo al cinismo con il quale le stesse venivano utilizzate fornendo loro il miraggio di un posto di lavoro al solo scopo di ottenerne il voto per poi rimetterli in mezzo a una strada». 

Ma è la Multiservizi la vera vacca da mungere in vista delle elezioni. 

SULL’EDIZIONE CARTACEA IL SERVIZIO INTEGRALE A FIRMA DI GUSEPPE BALDESSARRO

 

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