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POTENZA – E ora la domanda nasce spontanea: cosa faranno istituzioni, imprenditori e parti sociali? Resteranno a guardare una grande azienda come Fiat che ha saputo trovare la strada della risalita? O saranno in grado di camminare al fianco, di gestire il processo, creare le condizioni per generare valore aggiunto intorno a un’iniziativa completamente autonoma?

A voler dirla tutta, l’annuncio dei nuovi posti di lavoro a Melfi arriva – al termine di mesi in cui Fca ha preparato la rinascita in silenzio – quasi completamente a sorpresa, forse anche per le stesse istituzioni lucane.

Ma se è vero, come dice Marchionne (e fino a ora ha dimostrato di tener fede agli impegni) che Melfi sarà la fabbrica Fiat più importante d’Italia, non c’è più tempo da perdere. Spetta alla politica cercare di creare le condizioni sul territorio per mettere a frutto l’investimento di Fca. E agli operatori economici accettare, a loro volta, di investire sulla nuova sfida, nel tentativo di agganciare la ripresa del manufatturiero, indotta dalla risalita Fiat.

«Un’inizione di fiducia», la chiama il presidente degli industriali lucani, Michele Somma. Ma all’onda emotiva dovranno seguire strategia e programmazione.

«L’industria manufatturiera – commenta il presidente degli industriali lucani, Michele Somma – tecnologicamente innovata e strategicamente aperta al mercato globale rappresenta un prerequisito indefettibile per generare duraturi processi di sviluppo industriale. Essa è tanto più importante quanto più mirati e calibrati sono i piani di investimento in innovazione e in ricerca».

La Regione dovrà chiaramente fare la sua parte. «Sono convinto – aggiunge il presidente – che si potrà accompagnare, anche sul piano delle politiche industriali regionali, questo processo di rilancio di uno dei comparti chiave del sistema produttivo della Basilicata».

Ed è questo che adesso chiedono gli imprenditori dell’automotive lucano.

Non ci sono solo indotto di primo e secondo livello. Se i recenti modelli sfornati da Fca potrebbero essere gli ultimi a essere realizzati secondo il metodo “classico” – dice il presidente della rete dell’automitive lucano, Paolo Patrone – faremmo bene a chiederci quale indotto potrebbe ancora svilupparsi intorno alle innovazioni produttive? Presto sarà finalmente realtà il Campus di Melfi cofinanziato da una Regione che ora deve valutare come puntare al meglio sulla nuova scommessa».

«C’è un bagaglio di know how che si è venuto a creare in questi trent’anni – aggiunge l’amministratore delegato di Tecnologie Galvaniche – che non può essere disperso e che anzi dovrebbero essere valorizzate al meglio. Possiamo dimostrare che i distretti industriali di piccole imprese specializzate in una o più fasi di un processo produttivo possono ancora rappresentare un modello di successo economico».

Poi c’è un patrimonio di conoscenze da tutelare. Prendi uno che dopo anni esce da Fiat e sulla base di quella esperienza ha in mente una start up, ma rischia di essere soffocato da un eccesso di burocrazia in grado di tagliare la testa anche alle migliori idee.

Poi ci sono gli strumenti classici, quelli che possono incentivare le iniziative imprenditoriali e che passano attraverso le più svariate forme di agevolazioni alle imprese, riduzione di tasse, o meno costi per la formazione interna. Poi quella che sembra la più scontata, ma che ancora oggi rimane un miraggio: la riduzione della bolletta energetica. Per una regione piena di petrolio come la Basilicata dovrebbe essere ormai una conquista acquisita da tempo. Per ora rimane un miraggio. «Paghiamo l’energia al prezzo più caro in Europa. E questo è impensabile – aggiunge Patrone – Con i soldi con cui è stato finanziato il bonus idrocarburi avremmo potuto dare ossigeno alle imprese, anche in momento difficile come quello che abbiamo vissuto fino ad adesso. Con tutti i risvolti che ne sarebbero conseguiti in termine occupazionali».

Non ci sono solo gli imprenditori e la politica, ma tutti i soggetti che in questa nuova sfida sono chiamati a un ruolo di responsabilità a cui ora si chiede di non mancare l’obiettivo. Che, tanto per stare alle cose semplice, potrebbe partire anche dal ritrovarsi intorno allo stesso tavolo.

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