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LAMEZIA TERME – «Non escludiamo nessuna pista, sia quella della criminalità che quella di qualche atto da parte di qualcuno con qualche problema mentale, può essere tutto e il contrario di tutto. Perché se la criminalità vuole fare male fa male e basta e non mettersi a giocherellare o creare, come dice don Panizza, un clima di terrorismo psicologico. A me mi sembra più un giocherellare». Così il prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, ha commentato il terzo episodio contro la sede della Comunità Progetto Sud, presieduta da don Giacomo Panizza, nel palazzo confiscato alla cosca Torcasio. Il prefetto infatti stamattina ha preso parte a un vertice che si è tenuto alla Procura della Repubblica di Lamezia dopo i colpi di pistola contro le strutture sociali della Progetto Sud (sparati nella notte fra domenica e lunedì scorsi) ma anche alla luce di quattro intimidazioni probabilmente riconducibili al racket nel giro di due settimane contro esercizi commerciali. Oltre al prefetto, in Procura per la riunione operativa c’erano anche il procuratore capo lametino Salvatore Vitello, il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, i comandanti provinciali di carabinieri e guardia di Finanza, rispettivamente il colonnello Sgroi e il generale Tatta, oltre che il questore di Catanzaro, Roca e il dirigente del commissariato di Lamezia, Borelli. «Lamezia è in cima ai nostri pensieri – ha aggiunto il prefetto Reppucci – sia sul piano preventivo, che più mi compete, che su quello repressivo che però compete alla magistratura. La nostra presenza è l’ennesimo segno di attenzione per questa realtà percorsa da dinamiche sociali, economiche e occupazionali complesse con precarietà lavorative che rappresenta l’humus fertile anche per fatti estorsivi e criminali». Sul fenomeno estorsivo Reppucci ha poi rimarcato che «magistratura e forze dell’ordine stanno facendo degli sforzi enormi, occorre fare di più andare più in profondità, ma occorre soprattutto il risveglio della società civile, uscire dal letargo, mi rivolgo per l’ennesima volta si commercianti dicendogli, aiutateci per aiutarvi, anche in forma anonima. Non vogliamo certamente eroi ma con le vostre informazioni con le forme che voi ritenete più opportune, possiamo costruire una barriera sociale contro gli appetiti e le mire malavitose molto più forte dell’attuale. Occorrono che i commercianti si aprano e abbiano più fiducia in noi, dobbiamo rafforzare questo rapporto per sconfiggere questo brutto capitolo delle estorsioni e degli atti intimidatori». Reppucci ha poi rivelato che nel corso della “giornata nazionale antiracket” che si è svolta anche a Lamezia con i soci dell’associazione antiracket lametina che hanno distribuito dei volantini per non pagare il pizzo visitando numerosi negozi del centro città. «Ho partecipato anch’io a questa iniziativa – ha detto il prefetto – ma tutti i commercianti mi hanno detto di non aver avuto mai problemi con il pizzo. Questa è una città omertosa, facciamo marce e contromarce ma nessuno parla. Non credo che si ha paura, io credo che sia nel dna di questa città essere omertosi».

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