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COSENZA – Sono state interrogate le cinque persone accusate di aver adescato due ragazzine, di 11 e 12 anni, su facebook e di averle poi costrette – dal marzo del 2012 a pochi giorni fa – ad atti sessuali. Tramite Badoo avrebbero cioè fissato gli incontri con le due minorenni presso un noto centro commerciale, con gli atti sessuali che si sarebbero consumati in auto presso il centro storico di Cosenza o nell’area commerciale di Rende. Ebbene, in tre hanno risposto, negando gli abusi; due si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere. Le relative ordinanze, firmate dal gip bruzio Salvatore Carpino, gli erano state notificate martedì mattina dagli agenti della Polizia Postale di Cosenza. Due sono stati tradotti in carcere. Si tratta dei cosentini Antonio Scaglione, 42 anni, e Luigi Caruso, 41. Quest’ultimo è stato arrestato in provincia di Genova, dove si è trasferito da due anni. E’ l’unica persona che deve rispondere anche di violenza sessuale. I due si conoscevano e in un’occasione fanno fatto entrare nella stessa automobile le due ragazzine (entrambe di Cosenza e compagne di scuola). Una sarebbe stata costretta da Caruso a un rapporto orale, l’altra avrebbe invece rifiutato le avances di Scaglione, che si sarebbe limitato ad alcuni atti sessuali. 

Ieri il primo ad essere interrogato è stato Scaglione, difeso dall’avvocato Franco Locco. Sentito dal gip Carpino nel carcere di Cosenza, l’uomo ha negato di essersi incontrato con le due ragazzine, ammettendo di averle conosciute su Facebook e di essersi scambiato con loro diversi messaggi, ma nulla di più. Caruso è stato sentito su rogatoria nel carcere Marassi di Genova: «Non conosco quella ragazza. Non l’ho mai vista. Tra l’altro vivo a Genova da due anni e solo una volta sono sceso a Cosenza, nel periodo di Natale». Dunque l’indagato (pare l’unico a non aver contattato su Facebook e Badoo le presunte vittime) ha detto di non essersi mai incontrato con le bimbe. Ha detto di conoscere Scaglione, aggiungendo – sbagliando – che è sindaco di un paese della provincia di Cosenza. Al termine degli interrogatori le rispettive difese hanno chiesto la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere e la concessione di una misura meno afflittiva. Gli altri tre indagati si trovano invece agli arresti domiciliari. Si tratta di G. L., 21 anni di Zumpano, C. R., 22 di Celico, e N. B., 22 anni di Roggiano Gravina. Sono stati sentiti ieri pomeriggio nell’aula gip del tribunale di Cosenza. A interrogarli è stato sempre il gip Carpino. L’unico a rispondere è stato il ventiduenne di Roggiano Gravina, difeso dall’avvocato Lucio Esbardo. Il giovane ha ammesso di essersi incontrato con una delle ragazzine, che aveva conosciuto su facebook. Ha detto che si era presentata come quattordicenne. «Ci siamo baciati, come fanno i fidanzatini», avrebbe spiegato. Ci sarebbe stata anche qualche carezza, ma nulla di più. N. B. ha aggiunto che la ragazzina continuò a scrivergli su facebook, chiedendogli nuovi incontri, che lui ha però rifiutato. Gli altri due hanno deciso di non rispondere. Le difese hanno chiesto quindi la revoca dei domiciliari. Il gip si è riservato la decisione per tutti e cinque gli indagati, anche per sentire il parere del pm titolare del procedimento, Paola Izzo, che aveva chiesto il carcere per tutti. Con ogni probabilità si procederà anche con l’incidente probatorio, con le due presunte vittime chiamate a riconfermare le accuse. Dagli atti risulta che le vittime andavano sempre insieme agli incontri.
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