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Delicata operazione della compagnia dei carabinieri di Venosa in un paese dell’Alto Bradano
Nelle mani del «mostro» In manette un sessantenne: atti sessuali sul nipote e violenza sulla figlia VENOSINO – Quei disegni e quelle frasi scritte nei compiti, hanno insospettito le maestre. Troppo strani e, in taluni casi, inequivocabili, per non destare dei sospetti. Per questo motivo hanno chiesto l’ausilio dei militari dell’Arma della compagnia di Venosa guidata dal capitano Vincenzo Varriale e di esperti psicologi. Lui è un bambino di poco più di otto anni e lo scenario è un paese dell’Alto Bradano (omettiamo il nome per ovvie ragioni di privacy). I carabinieri hanno cominciato a indagare e anche grazie al prezioso apporto degli insegnanti e di uno psicologo infantile, sono riusciti a capire il perché di questo strano comportamento. Certo non potevano mai immaginare che la causa del malessere del bambino covava proprio all’interno delle mura domestiche. E quello che hanno scoperto farebbe accapponare la pelle a chiunque. Il nonno, un sessantenne vedovo e pensionato, da circa quattro mesi aveva rivolto particolari attenzioni nei confronti del piccolo e inerme bambino. Le violenze che l’uomo ha consumato nei confronti del nipote, hanno destabilizzato il bambino, che prima ha “parlato” con i disegni e poi è riuscito a comunicare il suo stato di disagio. Ma le sorprese per gli investigatori non sono finite qui. Pensavano, infatti, che la questione riguardasse “solo” (si fa per dire) il nonno e il nipote. Andando a fondo nelle indagini hanno scoperto un contesto fatto di violenza e abusi. Il sessantenne, infatti, ha abusato anche della figlia, e a quanto si apprende, lo ha fatto per diversi anni. Gli inquirenti sospettano che le violenze perpetrate nei confronti della donna, siano iniziate quando quest’ultima era poco più che adolescente. Lei, ora è una ragazza madre, non sposata che ha dovuto crescere il proprio bambino nella casa del padre. Solo grazie all’intervento degli inquirenti e di assistenti sociali, è riuscita a liberarsi di questo peso. «A volte – scrivono i carabinieri nella nota diramata alla stampa – non fanno molta eco, ma questi gravissimi delitti sono tra i peggiori in assoluto perché segnano in maniera indelebile le vittime indifese delle violenze e degli abusi consumati all’interno del nucleo familiare, ambiente nel quale i minori dovrebbero sentirsi protetti dal calore dei propri cari. Purtroppo non è stato cosi’ per il piccolo la cui limpida coscienza è stata sporcata a vita da un mostro». Il certosino lavoro degli inquirenti ha consentito all’autorità giudiziaria, di emettere un ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo. Per il sessantenne, infatti, si sono spalancate le porte del penitenziario di Melfi. Per lui l’accusa è di atti sessuali con minorenne continuati e violenza sessuale continuata. Il bambino e la madre sono seguiti da un’equipe di assistenti sociali. Per loro, anche se sarà molto difficile, potrebbe cominciare una nuova vita. gierre Alcuni disegnidel bambinohanno fattoscattarel’indagine 

 VENOSINO – Quei disegni e quelle frasi scritte nei compiti, hanno insospettito le maestre. Troppo strani e, in taluni casi, inequivocabili, per non destare dei sospetti. Per questo motivo hanno chiesto l’ausilio dei militari dell’Arma della compagnia di Venosa guidata dal capitano Vincenzo Varriale e di esperti psicologi. Lui è un bambino di poco più di otto anni e lo scenario è un paese dell’Alto Bradano (omettiamo il nome per ovvie ragioni di privacy). I carabinieri hanno cominciato a indagare e anche grazie al prezioso apporto degli insegnanti e di uno psicologo infantile, sono riusciti a capire il perché di questo strano comportamento. Certo non potevano mai immaginare che la causa del malessere del bambino covava proprio all’interno delle mura domestiche. E quello che hanno scoperto farebbe accapponare la pelle a chiunque. Il nonno, un sessantenne vedovo e pensionato, da circa quattro mesi aveva rivolto particolari attenzioni nei confronti del piccolo e inerme bambino. Le violenze che l’uomo ha consumato nei confronti del nipote, hanno destabilizzato il bambino, che prima ha “parlato” con i disegni e poi è riuscito a comunicare il suo stato di disagio. Ma le sorprese per gli investigatori non sono finite qui. Pensavano, infatti, che la questione riguardasse “solo” (si fa per dire) il nonno e il nipote. Andando a fondo nelle indagini hanno scoperto un contesto fatto di violenza e abusi. Il sessantenne, infatti, ha abusato anche della figlia, e a quanto si apprende, lo ha fatto per diversi anni. Gli inquirenti sospettano che le violenze perpetrate nei confronti della donna, siano iniziate quando quest’ultima era poco più che adolescente. Lei, ora è una ragazza madre, non sposata che ha dovuto crescere il proprio bambino nella casa del padre. Solo grazie all’intervento degli inquirenti e di assistenti sociali, è riuscita a liberarsi di questo peso. «A volte – scrivono i carabinieri nella nota diramata alla stampa – non fanno molta eco, ma questi gravissimi delitti sono tra i peggiori in assoluto perché segnano in maniera indelebile le vittime indifese delle violenze e degli abusi consumati all’interno del nucleo familiare, ambiente nel quale i minori dovrebbero sentirsi protetti dal calore dei propri cari. Purtroppo non è stato cosi’ per il piccolo la cui limpida coscienza è stata sporcata a vita da un mostro». Il certosino lavoro degli inquirenti ha consentito all’autorità giudiziaria, di emettere un ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo. Per il sessantenne, infatti, si sono spalancate le porte del penitenziario di Melfi. Per lui l’accusa è di atti sessuali con minorenne continuati e violenza sessuale continuata. Il bambino e la madre sono seguiti da un’equipe di assistenti sociali. Per loro, anche se sarà molto difficile, potrebbe cominciare una nuova vita. 

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