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POTENZA – Nel 2014 le infrazioni ambientali sono state 602, contro le 821 del 2013 e le 952 del 2012. Ma quelle nel campo della gestione dei rifiuti sono scresciute ancora, passando dalle 126 dell’anno scorso, e le 114 del precedente, a 134.

Sono i dati dell’ultimo rapporto sulle ecomafie di Legambiente che ha compendiato i numeri di forze dell’ordine, capitanerie di porto e polizie provinciali.

La Basilicata si attesta al 15 posto nella classifica del crimine ambientale, in discesa rispetto agli anni scorsi. Con un dato in controtendenza sulle infrazioni legate al ciclo dei rifiuti: 134, di cui 74 in Provincia di Potenza e 60 in provincia di Matera, con 122 denunce e 47 sequestri.

Nel ciclo del cemento, che è l’altro capitolo dolente della pirateria ecologia italiana, le infrazioni registrate si sono attestate a 251, di cui 185 in Provincia di Potenza e 66 in provincia di Matera, che hanno portato complessivamente a 195 denunce, 1 arresto e 27 sequestri. Rispetto alle 227 del 2012 e le 245 del 2013, quando i sequestri sono stati rispettivamente 52 e 26.

In occasione della presentazione del rapporto Legambiente ha festeggiato la recente introduzione dei delitti contro l’ambiente nel Codice Penale.
La speranza è «che questo 2015 sia uno spartiacque, l’anno in cui le ecomafie e l’ecocriminalità cominceranno ad essere contrastati con gli strumenti repressivi adeguati». Spiegano gli ambientalisti.

Quanto all’anno che si è appena concluso, a livello nazionale parlano di «un bilancio davvero pesante: 29.293 reati accertati, circa 80 al giorno, poco meno di 4 ogni ora, per un fatturato criminale che è cresciuto di 7 miliardi rispetto all’anno precedente raggiungendo la ragguardevole cifra di 22 miliardi, cui ha contribuito in maniera eclatante il settore dell’agroalimentare, con un fatturato che ha superato i 4,3 miliardi di euro».
Più della metà delle infrazioni si è registrata nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria): 14.736, con 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri.
Legambiente segnala un calo dei reati in Campania (-21% circa), «dovuto forse ai tanti riflettori accesi di recente sulla regione». A cui fa da contraltare la Puglia con un aumento del 15,4% dei reati accertati (4.499), 4.159 denunce e 5 arresti, attribuito al «capillare lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione dalle forze dell’ordine (in particolare da Carabinieri, Guardia di finanza e Corpo forestale dello Stato), coordinate operativamente da diversi anni grazie a un Accordo quadro promosso e finanziato dalla Regione Puglia».
Il rapporto evindenzia la crescita in tutta Italia dei reati nel ciclo dei rifiuti (+ 26%) e delle inchieste sul traffico organizzato di rifiuti, che arrivano addirittura a 35.

Aumentano anche gli illeciti nel ciclo del cemento: 5.750 reati (+4,3%), realizzati soprattutto in Campania e poi in Calabria, Puglia e Lazio.

«Quella del 2015 è una data straordinaria – ha dichiarato la direttrice nazionale di Legambiente Rossella Muroni -, l’anno della legge che introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti (…) C’è bisogno allora dell’applicazione della legge sugli ecoreati – ha concluso Rossella Muroni –, ma anche di un complessivo cambio di passo, verso un paradigma economico più giusto e in grado di sollecitare nuova fiducia, partecipazione e trasparenza, perché non ci si rassegni a pensare al malaffare come a un male senza rimedi».

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