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POTENZA – E’ come trovare una ricetta per un piatto prelibato, non avere in frigo tutti gli ingredienti per realizzarla e vedersela “soffiare” dal vicino di casa. Il paragone è sicuramente irriverente ma aiuta a comprendere quello che sta accadendo in fatto di aiuti alla filiera dell’auto. La Confindustria di Basilicata ci aveva pensato per tempo con il progetto “Rete autosud Italia”. Un programma ambizioso, il primo nel settore che prenderà avvio al Sud (se non per quello che la stessa associazione degli imprenditori lucani ha adottato per il settore delle estrazioni). Che prevede importanti vantaggi per le fabbriche del settore. Il concetto è semplice: le aziende piccole, medie e grandi si mettono in rete per condividere forza e prospettive. Con la possibilità per le Pmi di accedere ai finanziamenti per investimenti in innovazione a cui attualmente hanno accesso solo le big del comparto. Uno strumento per preparare il terreno alla grande sfida che sarà “Fabbrica Italia” di Fiat che trova in Melfi un pezzo non importante ma fondamentale. E che mira a coinvolgere aziende non solo lucane. Perché proprio il Mezzogiorno, con gli stabilimenti Fiat di Melfi e Pomigliano nell’ambito del progetto del Lingotto, potrebbe partorire un Polo auto di tutto rispetto. Nei due stabilimenti a pieno regime nel 2014, secondo le previsioni, dovrebbero essere prodotte quasi 700.000 vetture l’anno. Con Melfi che, per caratteristiche dell’indotto, potrebbe fare da cuore pulsante di questo sistema. Confindustria da tempo pensa a preparare il terreno chiamando in causa anche le regioni limitrofi. Una grande occasione. I campani lo hanno capito bene. Il progetto fa gola fin da subito. E in occasione della presentazione ufficiale della rete non ne hanno fatto mistero mostrando un entusiasmo che non ha avuto pari tra i nostri. Il presidente di Confindustria lo ha detto chiaramente. L’occasione, a più di un mese dalla presentazione di quel progetto, è arrivata nel corso del convegno promosso dalla Uil su “bisogni, meriti, diritti” dove erano presenti anche l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano e il segretario nazionale Luigi Angeletti. Il presidente Carrano ha parlato di un «imbarazzante silenzio» che ha accompagnato la firma del progetto. “Muta” – secondo l’accusa – non solo la politica ma anche tutte le altre parti sociali. Eppure parlare di Fiat è di moda; eppure ogni giorno c’è qualcuno pronto a lanciare l’allarme: l’indotto rischia di perdere pezzi. Solo qualche giorno fa l’assessore alle Attività produttive, in occasione di un incontro del Comitato regionale per le politiche del lavoro, ha parlato di sostegno alle reti di imprese. Ottime intenzioni che però al momento si fermano al livello delle parole. In Campania – regione in cui solo fino a qualche mese fa l’insediamento Fiat aveva le ore contate e in cui fare impresa ha dei costi sociali ben più alti della Basilicata – le cose sembrano essere andate diversamente. E dall’entusiasmo si è passati subito ai fatti: la giunta regionale nei giorni scorsi ha approvato un finanziamento da ben 70 milioni di euro a sostegno del progetto “Sviluppo innovativo della filiera dell’Automotive campana”. Sono previsti interventi suddivisi in quattro linee di azione: infrastrutture (ampliamenti o nuovi insediamenti produttivi), sostegno alle imprese per programmi di ricerca e innovazione, formazione e valorizzazione delle risorse umane internazionalizzazione.
A beneficiarne saranno le imprese del settore automotive in Campania, prevalentemente piccole e medie imprese. E in Basilicata? Si attende ancora quel Patto di sistema tra tutti i soggetti presenti sul territorio (come amministrazioni, imprese, sindacati, Università e centri di ricerca) e coinvolti a vario titolo in un progetto di sviluppo con la “P” maiuscola che dovrebbe portare a un accordo di programma. E soprattutto si auspica che gli annunci dell’assessore Restaino sul sostegno alle reti di imprese possano presto concretizzarsi.
Per comprendere meglio l’importanza degli aiuti alla filiera del settore auto varati dalla giunta Campania bisognerebbe tener conto degli scenari nazionali e internazionali del settore auto. E dell’invito, nemmeno tanto velato, e ribadito in più occasioni dall’amministratore delegato Fiat: i territori giocano un ruolo importante nella sfida competitività. Bisogna attrezzarsi quindi per creare quelle condizioni che rendano fattibile l’impresa. Dal 1995 al 2008 la produzione dello stabilimento lucano ha sempre pesato circa il 20 per cento della produzione auto. Nel 2009 si è andati oltre il 30 per cento. La Sata rimane lo stabilimento con la produzione Fiat più importante in Italia. E secondo quanto previsto dal Progetto Fabbrica Italia delle oltre 700.000 autovetture realizzate tra Melfi e Pomigliano 450.000 usciranno dalla Sata.
L’automotive lucano impegna complessivamente 9.120 unità su 51 aziende, compresa Fiat. La metà delle unità impiegate in Campania nel settore, dove però gli insediamenti produttivi sono ben tre: oltre alla Fiat di Pomigliano, la Fma di Pratola Serra e Irsbus-Iveco di Valle Ufita.
Il valore del comparto auto per la Basilicata – fatte le dovute proporzioni di numeri – è inestimabile. E’ ora che tutte le parti a vario titolo coinvolte inizino a fare la propria parte per non rimanere indietro e “aggredire” così la sfida.

Mariateresa Labanca

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