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POTENZA – Nessuno si sarebbe aspettato la firma del senatore Giovanardi del Nuovo centrodestra, eppure il 20 marzo del 2013 è proprio lui a presentare il disegno di legge, passato prima in commissione Giustizia al senato, per l’”introduzione del codice civile del contratto di convivenza”. Ma guai a dire che si tratta di un passo in avanti anche per le coppie dello stesso sesso, quella è solo una piccola parte di un progetto ben più ampio.

La visione di Giovanardi è tutta contenuta nelle dichiarazioni rilasciate all’indomani della presentazione del ddl: «Bisogna riconoscere – disse – che la problematica della convivenza tra due persone ha un ambito di applicazione certamente assai più ampio di quello delle relazioni omosessuali che pure comprende, ed anzi ben più ampio di quello delle stesse convivenze more uxorio. Si pensi alla coabitazione fra un sacerdote e la sua badante, alle convivenze dei memores christi, alla coppia di vedove che convivono per far fronte all’alto costo della vita, ai fratelli anziani superstiti delle loro famiglie».

Si tratta dello stesso Giovanardi che nel 2011 si scagliò contro l’Ikea e il suo spot “gay-friendly” affermando che «Il termine famiglia usato dalla multinazionale è lesivo della Costituzione italiana, perché per essa si deve intendere solo quella formata dal matrimonio tra uomo e donna». Sta di fatto che lo Stato, dopo anni di discussioni e disegni di legge naufragati prima sui Pacs e poi sui Dico, adesso sta discutendo il contratto di convivenza. Un primo passo ancora frammentario, lacunoso ma che in ogni caso procede sulla strada giusta, ovvero sul riconoscimento di diritti (e doveri) fondamentali per le coppie non sposate ma conviventi. L’idea però non nasce nel ventre della politica, ma da una proposta del consiglio nazionale del Notariato, che ha stabilito la necessità di questa transizione all’interno dell’ordinamento italiano.

Ma ancora è poco nonostante il passo in avanti: nulla si dice in ambito lavorativo, sanitario, pensionistico. Lo strumento non è ancora applicabile, almeno fino al 2 dicembre di quest’anno, quando questi contratti potranno essere stipulati in un qualsiasi studio notarile.

Ma il 30 novembre, sabato, in occasione della giornata “Contratti di convivenza Open day” anche a Potenza, nella sede di via Cavour, a Melfi alla biblioteca comunale e a Matera nella sede di piazza Michele Bianco, se ne discuterà in una serie di incontri formativi gratuiti organizzati dal consiglio nazionale del Notariato. In pratica i notai risponderanno alle domande dei cittadini che ad oggi utilizzano forme di convivenza non riconosciute dalla legge italiano. Si parla di circa 972mila persone in tutta Italia, 578mila dei quali sarebbero i partner celibi e nubili che hanno scelto una convivenza “more uxorio”, ovvero secondo i costumi del matrimonio. Tutto il resto fa parte della grande selva delle unioni, comprese quelle omosessuali. Ciò significa che il trend in Italia è in costante aumento: molte più persone scelgono di vivere una vita matrimoniale senza però un rito ufficiale. Ed è per questo che i notai staranno aperti dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19.

Ma questo contratto cosa regolamenta? Si punta a disciplinare soprattutto gli aspetti patrimoniali in relazione alla convivenza. Ciò significa che si possono modellare dei principi sulle eventuali eredità, sulla contribuzione alla vita domestica, mantenimento in caso di bisogno e soprattutto dividere la proprietà dei beni. Su questo ultimo punto sono previste delle clausole per poter organizzare una vera e propria comunione (e anche separazione) dei beni, con tanto di aspetti a favore di uno dei conviventi in caso di malattia. In altre parole con un solo contratto si dispone la messa in comunione ordinaria dei beni acquistati a titolo oneroso, i diritti e obblighi di natura patrimoniale a favore dei contraenti allo scioglimento del patto di convivenza, nel rispetto dei diritti dei legittimari, in caso di morte di uno dei contraenti dopo nove anni dalla stipula del patto si prevede che spetti al superstite una quota di eredità non superiore alla quota disponibile. In assenza di legittimari, la quota attribuibile può arrivare fino a un terzo dell’eredità. Insomma, per i notai il bacino d’utenza è abbondante, tant’è che per quanto riguarda le tariffe bisognerà fare attenzione ai redditi.

v.panettieri@luedi.it

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