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UN’avvocatessa di Locri (Reggio Calabria) ha truffato i familiari di un uomo condannato per omicidio (e rinchiuso in carcere a scontare la pena definitiva) fingendo di avere chiesto la revisione del processo e facendosi consegnare, nel corso degli anni, compensi per circa 12 mila euro. Dice questo una querela che è stata presentata
a Torino dal nuovo legale delle presunte vittime, l’avvocato Paolo Pavarini.  

La storia è legata a quella di Giovanni T., un torinese – oggi detenuto ad Alessandria – condannato nel 2004 a 28 anni di carcere per un reato che, spiega il fratello nella denuncia, «ha sempre negato di avere commesso». L’avvocatessa calabrese, entrata in contatto con la famiglia di Giovanni nel 2007, si era impegnata a chiedere la revisione del processo e, di volta in volta, comunicava l’evoluzione del caso: la Corte d’Assise di appello di Napoli aveva ammesso la domanda e Giovanni, «a fronte del proscioglimento dall’accusa e dei benefici penitenziari, nell’ottobre-novembre 2010 sarebbe stato scarcerato».   Dopo la morte della madre, nel luglio 2011, il fratello di Giovanni T. ha cercato di approfondire la questione: «Non solo – riferisce – non è mai stato rimesso in libertà, ma non risulta che l’avvocato abbia mai depositato alcuna richiesta di revisione». Il relativo procedimento giudiziario, peraltro, non poteva essere di competenza dei giudici di Napoli, ma di quelli di Milano. Contattata dall’avvocato Pavarini, l’avvocatessa ha negato di aver preso denaro per l’assistenza del detenuto.

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