X
<
>

Condividi:
5 minuti per la lettura

DALLA statale 106 che attraversa la Marina, nucleo di recente edificazione, si devia verso il lussureggiante lungomare per ammirare Villa Paparo, tipica residenza gentilizia estiva del XIX secolo con cappella e giardino privati. Sul versante opposto del lungomare si può fruire del porticciolo turistico. Ritornati sulla nazionale, si sale al borgo per una strada sinuosa, con in prima vista le spiagge biancheggianti ed il mare dai colori che virano dal verde al blu cobalto. Lungo il percorso, in un contesto paesaggistico attraente, lo sguardo viene attratto dall’imponenza neogotica della ottocentesca villa dei baroni Gallelli, caratterizzata dalle torrette di fortificazione. 

SCARICA LO SPECIALE IN PDF

Salendo ancora lungo stretti tornanti si giunge a piazza Castello, moderna con ampio parcheggio, costruita sulle rovine del castello normanno. Il borgo si sviluppa su un asse principale – Corso Umberto – attorniato a gironi concentrici dalle viuzze interne. Inoltrandoci sul Corso, lato mare, incontriamo Palazzo Caporale, oggi sede municipale, costruzione del XVII secolo dal portale in pietra finemente scalpellato. Quasi di fronte sorge la chiesa matrice, di impianto normanno, ma rifatta nel XVIII secolo con all’interno l’Altare del Sacramento in marmi policromi e due busti in legno di S. Andrea Avellino, patrono del paese, e di S. Francesco di Paola. Da qui il Corso, sempre più stretto, scende ripidamente dopo aver superato i resti della torre campanaria del XVI secolo. 

Camminando, si incontrano, di qua e di là, degli spiazzi e larghetti adornati di piante e fiori e circondati da case finemente restaurate che offrono al visitatore una visione riposante e incantevole. Si passa accanto al seicentesco palazzo Paparo con annessa chiesetta, ormai in stato d’abbandono, ma che testimonia i suoi antichi fasti nel portone con le due colonne in pietra che sorreggono una maestosa loggia. Come d’incanto, giungendo a quello che originariamente era la porta principale di accesso al paese – porta ‘e Japacu – l’angusta veduta delle viuzze si apre su un ampio orizzonte che abbraccia tutta la valle fino al mare, con in primo piano la chiesa dell’Immacolata. L’edificio, a corpo unico di fabbrica, adagiato su uno sperone di roccia sovrastante due torrenti, si caratterizza all’interno per gli stucchi policromi e la cupola a pianta circolare. L’anno di fondazione (1686) e l’anno di restauro (1859) sono visibili su una nicchia del portale di ingresso. Per ritornare a piazza Castello, invece del Corso, si possono percorrere le sue stradine laterali prospicienti il rione Destro con affacci suggestivi su case dirute per effetto di terremoti ed alluvioni e sulla chiesetta della Provvidenza, di impianto seicentesco, ad unica navata. Si festeggia la prima domenica di luglio, dopo una Tredicina religiosa, con una processione. Ripreso il Corso, poco prima di giungere a piazza Castello, sulla destra, merita una visita la chiesa di Santa Caterina di Alessandria d’Egitto, di origine medievale ad unica navata ed abside, con portale in pietra a modanature e con altare e soffitto con rifacimento barocco; conserva all’interno una tavola della Madonna col Bambino del quindicesimo secolo. In prossimità della chiesa si trova Palazzo Gallelli, costruito nel XVII secolo, dalla forma irregolare dovuta all’orografia del terreno. Oggi di proprietà comunale e in fase di restauro, l’edificio ha due portali in granito locale di particolare pregio e tipici archi a sostegno delle terrazze a portico. Attraversata piazza Castello, si riprende, a monte, il Corso passando davanti al settecentesco palazzo Menniti, caratterizzato dal portale principale e dalla grande loggia in materiale lapideo. Infine, nel punto più alto del borgo, sorge la chiesa di San Domenico. 
Dedicata alla Madonna del Soccorso, era nel XVII secolo un Monastero gestito dei frati Domenicani. Ricostruita due volte a causa dei terremoti avvenuti nel 1738 e del 1783. A navata unica, presenta un pavimento a larghe lastre in marmo bicromo e dipinti e affreschi di notevole valore artistico. Alla congregazione della chiesa di San Domenico è dato il compito di organizzare “A Cumprunta”, l’incontro di Maria con suo figlio Gesù il giorno della Resurrezione. Terminata la visita al borgo, occorre servirsi dell’auto per visitare altre due interessanti costruzioni religiose poste al di fuori del centro abitato. Il convento di Santa Maria degli Angeli si trova su Petta degli Angeli, altura prospiciente il borgo. Fu costruito a partire dal 1605 per licenza di papa Clemente VIII e dopo varie vicissitudini fu riaperto nel 1736 dai Francescani riformati con ulteriori lavori che si completarono nel 1750 con l’erezione del Campanile a torre. Pare vi abbia dimorato Fra Diego da Careri che vi lasciò una delle sue opere più importanti: una fastosa pala d’altare in legno scolpito ed intagliato che mostra la Madonna degli Angeli tra i SS. Francesco d’Assisi e Ludovico, frutto, secondo una tradizione orale, dell’apparizione della Madonna che gli disse “ scolpiscimi, o Diego”. Di notevole interesse, pure, un crocifisso, il pulpito ed il coro ligneo. Oggi non vi risiedono più i frati, ma è affidato ai ragazzi della “Comunità mondo X”. Proseguendo, a circa tre chilometri dal paese, su un’altura con panorama mozzafiato, si trova il Santuario della Madonna della Sanità. Per informazioni, visite e notizie sul borgo ed i suoi riti ci si può rivolgere a Franco Muià 096785147 – 329 0944067 oppure a Domenico Leuzzi 0967815807 -3408017890
Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE