X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

COSENZA – Un sequestro di proporzioni notevoli tanto nell’ammontare quanto sotto il profilo dell’oggetto del provvedimento. La Finanza di Cosenza, infatti, ha messo i sigilli a quello che le fiamme gialle considerano «il più importante centro fitness della Calabria». I militari hanno sequestrato la struttura con l’accusa per gli amministratori del centro di bancarotta fraudolenta aggravata.

Si tratta della struttura Scorpion Health di Rende e complessivamente il valore dei beni sequestrati è pari a 6 milioni di euro. Ma la struttura, ha precisato l’attuale proprietà del centro, «resta aperta perché il sequestro è riferito alla precedente gestione e società proprietaria dell’immobile».

Nel dettaglio, il provvedimento ha riguardato una struttura che si estende su una superficie di oltre 10.000 metri quadrati e che comprende un ristorante-bar, un centro estetico e benessere, un giardino attrezzato provvisto di solarium naturale, due piscine di cui una semi-olimpionica e alcuni campi da calcio da tennis e da squash. Secondo i finanzieri l’amministratore, Sandro Daniele di 63 anni, avrebbe distratto dal fallimento consistenti valori e l’intero complesso aziendale mediante contratti di fitto d’azienda e false fatture.

Le indagini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di finanza di Cosenza sono state dirette coordinate dal Procuratore della Repubblica Dario Granieri e dal sostituto Giuseppe Cava. Nel corso delle indagini sono stati individuati diversi beni immobili a Rende con impianti sportivi, macchinari, attrezzature, arredi, macchine d’ufficio, marchio del centro sportivo e avviamento commerciale, nonché uno yacht di proprietà della società ormeggiato in un porto in provincia di Cosenza.

Nella fase terminale dell’azienda, che ormai da anni versava in una situazione di dissesto irreversibile, è stata appositamente costituita una società, controllata dal nucleo familiare dell’amministratore della società, che ha assorbito la parte finanziariamente sana dell’azienda fallita mediante un contratto di fitto. L’operazione era finalizzata a proseguire l’attività d’impresa evitando i numerosi creditori e l’erario.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE