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POTENZA – Antonio Tramutola ha addirittura ripreso a fumare: «Così ammazzo il tempo, tanto come vedi non arriva nessuno». Sono le 11 e la macelleria di largo Pignatari, centro storico, è tristemente (e insolitamente) vuota. Tra le due telefonate da altrettanti call center che gli propongono di cambiare operatore («No, grazie, non m’interessa»), eccone una di una cliente. Allarmata. La domanda è facilmente intuibile, la risposta del macellaio è netta: «Ma sì che si può mangiare!». In un certo senso oggi è Antonio – 55 anni passati in questa che è la più antica macelleria di Potenza, prima garzone oggi gestore – a dover trasformare il suo negozio in call center: una specie di customer care, uno di quei numeri che danno informazioni ai clienti. Tocca fare anche gli psicologi, tanto la psicosi è un fatto appurato dopo l’allarme dell’Oms su carni rosse e insaccati: causerebbero il tumore. Una nemesi nella terra della podolica e della salsiccia di Picerno: la “lucanica”, e il nome dice tutto, oggi si fregia del marchio Igp ma duemila anni fa fu addirittura citata da Marco Terenzio Varrone (II-I sec. a. C.) nel “De re rustica”. L’insaccato, insomma, sarebbe nato qui.

L’insegna della macelleria è un oggetto di antiquariato da esporre con orgoglio: Antonio racconta di quel giorno in cui padre e figlio, turisti del nord Italia, dopo qualche minuto in adorazione davanti alle antiche lettere semi-arrugginite gli dissero di non sostituirla mai. «Qui ci ho fatto i capelli bianchi…» scherza davanti al cartello “Offertissima capretto o agnello”; vicino c’è una locandina del Quotidiano dedicata alla Ztl. Ed è bianchissimo, più pulito di come dovrebbe essere, anche il camice del macellaio che per il pomeriggio aspetta qualche cliente. Nell’attesa, un’altra sigaretta. «Qui abbiamo sempre avuto un buon giro d’affari» e indica il negozio di Giovanni, dall’altro lato del Municipio.

Stesso clima nella macelleria nata nel 1998 accanto al cinema 2 Torri. «Clienti? Macché… Non ne vedo da ieri mattina. Hanno paura per tutto quello che hanno letto sui giornali e sentito in televisione. I pochi che entrano chiedono informazioni, e spesso se ne escono senza aver comprato nulla». Non a caso, Giovanni Dragonetti ha anche deciso di esporre meno tagli del solito, quasi a voler ridurre i danni. Su scala nazionale le perdite si quantificano nel 20%, Coldiretti ha parlato di 180mila lavoratori a rischio e in Basilicata è a rischio un comparto da 88 milioni di euro l’anno. «Sì, anche qui la perdita è sostanziale anche se forse è ancora presto per quantificarla. Aspetterei qualche giorno. Il vero problema è che parliamo di articoli che non puoi tenere molto, il rischio è quello di doverli buttare». In 17 anni di attività, Giovanni ne ha viste passare, di psicosi: «Ricordo la mucca pazza e la peste suina… Tutti allarmi che poi sono rientrati, però ci vuole tempo e per noi le conseguenze sono notevoli». Nel retrobottega la moglie continua ad armeggiare coi coltelli in attesa di tempi migliori.

Non va meglio nella parte bassa della città. La Bottega di Rocco Picciuolo, 4 dipendenti, è un must dei potentini: posizione strategica – proprio all’ingresso delle scale mobili, nel quadrilatero che comprende tribunale, università, banche e scuole – e offerta che spazia dalle carni ai latticini ai vini e oli, passando per formaggi e sottolio. Quasi tutto a km 0. Il mercoledì, tanto più di mattina, è in generale un giorno di bassa affluenza, in molti preferiscono la pescheria; se poi si aggiunge che siamo a fine mese e c’è alle porte un weekend in cui mancherà il pranzo della domenica perché in molti si spostano, le previsioni non possono che essere al ribasso. «Per tutti questi fattori, psicosi compresa, la flessione l’abbiamo avvertita eccome» dice Rocco. Che si trova d’accordo sulle proiezioni riferite agli incassi (-20%), nonostante preferisca attendere «almeno una decina di giorni per confermare la tendenza». La clientela della bottega di via Marconi è molto variegata ma per la maggior parte si tratta della media borghesia cittadina, professionisti e impiegati nel settore terziario. «I giovani s’informano di più quindi vengono già con le idee chiare – spiega Rocco, seduto dietro la cassa – mentre gli anziani sono più sensibili a questi temi e si lasciano suggestionare. Chi entra, decide di optare per le carni bianche. Ma finora sono di più quelli che non entrano proprio… Posso dire una cosa? Sono gli eccessi a fare male: anche se mangi troppe mozzarelle ti sale il colesterolo». Sarà, ma oggi tutti i (pochi) clienti una domanda a tema l’hanno fatta. E a fine giornata, il banco della Bottega sarà quasi tutto pieno.

Tra scettici e impauriti, c’è da giurare che ci sarà anche stavolta chi spera nel crollo dei prezzi. Il macellaio di via 2 Torri, a prescindere dagli ultimi allarmi dell’Oms, ha segnalato un crescente calo tra i clienti anziani e pensionati: «Loro la carne non possono permettersela più. Non arrivano a fine mese». Ma forse questo è un altro discorso.

e.furia@luedi.it

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