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IL caso dell’impianto solare termodinamico previsto a Banzi comincia a suscitare l’ira e la rabbia della popolazione interessata, anche per il fatto che nessuno l’aveva informata del progetto in tempo utile per studiarlo attentamente e presentare osservazioni.

Non mi riferisco alla formale pubblicazione su qualche quotidiano, che sicuramente ci sarà stata, ma alla informazione, alla consultazione ancora prima, che sarebbe dovuta partire dai soggetti proponenti e da quelli preposti al governo del territorio.

Insomma, quello che fa indignare la gente è l’approccio, purtroppo atavico,nei confronti del meridione e della Basilicata in particolare, da parte di veri e propri colonizzatori che irrompono in casa nostra vestiti da benefattori senza essere invitati, senza chiedere permesso, senza togliersi il cappello e senza salutare.

Per carità, nessuno contesta il fatto che le leggi esistenti incoraggiano la produzione di energia da fonti rinnovabili e che formalmente e fino a prova contraria questi signori le rispettano.

Ma nessuno può negare che la produzione di energia da fonti rinnovabili non può e non deve necessariamente essere affidata a grandi impianti che fanno scempio del territorio e del paesaggio e che, in questi periodi di crisi economica, avvantaggiano solo poche persone a danno di centinaia di altre.

Nel caso dell’impianto in questione, il vantaggio economico andrebbe ad Esteban Morras Andrès, che controlla il 90% di Garanza Tech di Pamplona, che controlla a sua volta il 100% della Teknosolar  Italia con sede a Matera  via XX settembre, che è la Società Veicolo di Tecnosolar Italia 2, con sede sempre in Matera alla via Einaudi.

Che tipo di vantaggio? A fronte di un investimento di 300 milioni di euro, si ipotizza un ricavo annuo, per venticinque anni, intorno ai 55 milioni di euro,per un totale di 1375 milioni.

 proprietari dei terreni? Liquidati con l’esproprio ad un prezzo medio intorno ai 15000 euro da moltiplicare per 1,5 ( media fra il moltiplicatore 3 nel caso di coltivatori diretti e moltiplicatore 1 per semplici proprietari).

Sarebbero, una tantum, 22500 euro  ad ettaro che, per la superficie di 226 ettari dichiarati, tutti fertili e che verrebbero sottratti al loro naturale utilizzo, danno un complessivo di euro 5085000,5 milioni di euro una tantum contro 55 milioni annui per  minimo 25 anni.

Ancora, 92+149, pari a 241, quante sono le particelle catastali interessate,non sono numeretti ,ma  pezzi di vita di centinaia di cittadini lucani, la maggior parte dei quali pare siano di Palazzo San Gervasio, i quali verrebbero, con il beneplacito delle autorità che dovessero approvare il progetto o non opporvisi, mandati al confino per complessivi  5 milioni di euro, cacciati dalla terra dei propri avi, alla faccia delle belle intenzioni sulla riduzione del consumo di suolo, sulla necessità di sostenere l’agricoltura e di ridurre l’emigrazione dei giovani anche con provvedimenti che favoriscano il loro inserimento in questo cruciale settore. 

Tutto questo a vantaggio dello spagnolo signor Esteban Morras Andrès e dei suoi amici delle società controllate.

Nulla contro i cugini spagnoli, ma qualcuno potrebbe dire gentilmente a questi signori che non siamo più nel 1600, all’epoca della loro incontrastata  occupazione delle nostre terre?

Ma c’è un’altra beffa economica alla quale mai nessuno pensa prima della realizzazione di grandi opere impattanti: comprereste mai un terreno, per coltivarlo,per farvici la casa, per fare quello che volete,nei pressi di un mare di “specchi ustori”?

Io no… Io non ne comprerei, nel raggio di almeno un paio di chilometri dall’impianto.

E quanta superficie rientrerebbe in quella che avrebbe a causa della presenza dell’impianto un mercato crollato? Sarebbero circa 1200 ettari che passerebbero da 15000 euro di valore a 10000 ( domanda –offerta) ,con una perdita  ipotizzabile di 5000 euro per ettaro e quindi con un disvalore complessivo pari a 6 milioni di euro.

Dunque, come ordine di grandezza, senza stare a sottilizzare troppo, gli investitori incasserebbero più di 1300 milioni di euro complessivi ed il complesso agricolo si vedrebbe risarcito con 5 milioni di euro per esproprio e contemporaneamente penalizzato con 6 milioni di euro di perdita di valore dei terreni limitrofi!

Lasciamo perdere i vantaggi per il Comune di Banzi, poiché non può per legge ricevere “soldini” ma solo opere di “compensazione ambientale”.

Ma  in che misura quantificare il profondo disvalore paesaggistico, ambientale e storico provocato dalla enorme macchia metallica spruzzata su quel territorio, parte integrante dell’antica Daunia interna “caratterizzata da un articolato sistema insediativo documentante le trasformazioni tra il neolitico e l’età Romana”?

Bene dunque fanno tutti coloro i quali si oppongono al mastodontico progetto ,a partire dalle popolazioni per arrivare, come pare, ad Organizzazioni ambientaliste, alla CIA, alla Coldiretti ed alla Soprintendenza ai Beni Paesaggistci.

E la Regione da che parte sceglierà di stare?

 E i sindaci della zona?

Che posizione prenderanno a fronte di questo impianto da ben 50MW che, fra l’altro,per funzionare efficacemente dovrà essere supportato da un impianto tradizionale,alimentato da fonte non rinnovabile e dalla potenza di 15MW? Si cominci dunque ad affrontare ogni aspetto della questione,a partire dal 19 a Palazzo San Gervasio e dal 21 ad Acerenza,nel corso di riunioni convocate anche per raccogliere adesioni alla protesta.

vitantonioiacoviello@tiscali.it

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