X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

E’ accusato di associazione mafiosa, Giuseppe Fortugno, 39 anni, di Melito Porto Salvo, cugino di Francesco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale ucciso in un agguato a Locri il 16 ottobre 2005. Giuseppe Fortuno è tra i 21 arrestati nell’operazione di oggi, dei carabinieri di Reggio Calabria, e secondo l’accusa, è organico alla cosca Talia. Un rapporto, è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare di 1119 pagine firmata dal gip Domenico Santoro, che emerge dai «numerosi rapporti di frequentazione con elementi ritenuti di primo piano in seno alla cosca Talia».
In un colloquio intercettato tra esponenti di primo piano della cosca, scrive il gip, «si fa esplicito riferimento alla circostanza che Giuseppe Fortugno fosse, in un primo momento, tra i candidati a ricoprire il ruolo, rimasto vacante, di capo giovani» dopo l’assassinio di Salvatore Modaffari. Nel colloquio, i boss «commentavano, ancora, la successiva decisione di elevare alla ‘maggiorè lo stesso Fortugno, a dimostrazione di come questi, dunque, esercitasse un ruolo attivo in seno alla ‘ndrangheta».
«Il passaggio dalla società minore alla società maggiore – scrive il gip – riveste evidente significato dimostrativo del rango del soggetto che tale cursus honorum effettua. Peraltro, nel corso delle indagini, è emersa la partecipazione di Giuseppe Fortugno alla riunione organizzata a Bova Superiore da Terenzio D’Aguì con alcuni dei responsabili dei cantieri relativi alla variante di Palizzi ed altri importanti esponenti della criminalità organizzata di Bova». Nell’ordinanza c’è anche un’annotazione dei carabinieri secondo i quali, in base ad un colloquio registrato il 5 febbraio 2002, «si colgono importanti elementi che fanno ritenere come Fortugno sia certamente depositario di conoscenze dettagliate in ordine all’omicidio di Placido Scriva», fu ucciso il 20 luglio 1997 a Bova Marina da due killer armati di fucile di precisione.
Nel colloquio, Giuseppe Fortugno, replicando a tale Nato che gli chiede «.. eri nella macchina quando lo hanno sparato?», risponde: «si più in qua più in qua … vicino alla villa», “rivelando – scrivono i carabinieri – la propria presenza nel mentre venivano esplosi dei colpi d’arma da fuoco nei confronti di una persona». Nel provvedimento, comunque, non ci sono contestazioni a carico di Giuseppe Fortugno relative all’omicidio.

TUTTI GLI ARRESTATI
Queste le persone arrestate dai carabinieri nell’operazione sulle infiltrazioni negli appalti per i lavori di ammodernamento della statale 106 jonica, tra le quali figura anche il boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito (in foto), di 77 anni, detto «u tiradritto», attualmente detenuto nel carcere di Parma:
– Giuseppe Altomonte, di 52 anni;
– Vincenzo Capozza (54), direttore dei lavori dell’Anas nell’appalto pubblico – della variante di Palizzi;
– Pasquale Carrozza (49), capo cantiere della società Condotte;
– Giovanni Cilione (32); Antonio Clarà (49), imprenditore e titolare dell’omonima ditta individuale;
– Pietro D’Aguì (45), socio dell’impresa D’Aguì;
– Antonino D’Alessio (32), ingegnere, direttore di cantiere della Condotte nell’appalto pubblico della variante di Palizzi;
– Domenico Dattola (29);
– Giuseppe Fortugno (39);
– Cosimo Claudio Giuffrida (46), direttore tecnico della Condotte;
– Gerardo La Morte (29); dipendente dell’impresa D’Aguì;
– Luca Mancuso (30), responsabile di cantiere per la ditta Clarà nell’appalto pubblico della variante di Palizzi;
– Geremia Maviglia (36), caposquadra della Condotte;
– Antonino Nucera (49); Carmelo Palamara (49), autista dell’impresa D’Aguì;
– Sebastiano Paneduro (51), project manager della Condotte nell’appalto pubblico della variante di Palizzi;
– Leonardo Giovanni Stelitano (31) dipendenti della D’Aguì Beton;
– Pietro Stilo (30), dipendenti della D’Aguì Beton;
– Rinaldo Strati (50) socio dell’impresa Imc;
– Raimondo Salvatore Zappia (77), socio dell’impresa Imc.

L’ANAS SOSPENDE I DIPENDENTI COINVOLTI
L’Anas, a seguito dell’operazione «Bellu lavuru 2» per annunciare la richiesta di costituzione di parte civile, e la sospensione dei dipendenti coinvolti. L’Anas inoltre, esprime «il suo plauso agli inquirenti e la soddisfazione per aver individuato l’organizzazione criminale oggetto dei provvedimenti restrittivi emessi dal Gip, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia». «L’Anas – prosegue la nota – ha deciso con decorrenza immediata la sospensione dei rapporti di lavoro in essere, dopo aver già disposto il 10 dicembre 2007 la rimozione dagli incarichi operativi dei lavori di costruzione della variante di Palizzi sulla strada statale 106 «Jonica» del funzionario, architetto Vincenzo Capozza, e dei dipendenti Diego Vadalà e Domenico Candela. È utile ricordare che, per dare piena attuazione ai protocolli di legalità stipulati dall’Anas, l’Azienda istituì, anche su segnalazione delle indagini all’epoca in corso, uno specifico servizio di auditing interno per «la verifica dei materiali e delle forniture», nonchè il servizio per la «tutela della legalità e trasparenza».
L’Anas, inoltre, intende costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario per tutelare i suoi interessi e la sua immagine. Infine – conclude la nota – l’Anas sottolinea di non aver effettuato il pagamento dei lavori per la realizzazione della galleria di Palizzi, oggetto delle indagini, in quanto difformi dal capitolato di gara e che l’impresa appaltatrice Condotte d’Acqua ritenne di dover recedere, senza alcun indennizzo, dal contratto di appalto».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE