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di PAOLO OROFINO
BELVEDERE MARITTIMO – Iolanda Nocito commerciava in diamanti. Importante novità sul “giallo” di Belvedere, che potrebbe indirizzare le indagini e restringere il cerchio d’ipotesi sull’uccisione della mamma del parroco don Marcello Riente, avvenuta lo scorso 4 gennaio. L’anziana donna è stata trovata morta nella sua abitazione, legata, imbavagliata con nastro adesivo e sanguinante dal setto nasale. Tutto è avvenuto  nella casa di famiglia in pieno centro abitato, dove qualcuno, in pieno giorno, si è introdotto con un movente ben preciso. L’ottantenne, la mattina del 4 gennaio era sola nell’appartamento, perché il figlio, stava celebrando un funerale. E nella palazzina mancavano pure gli inquilini del piano di sotto, usciti per faccende private. Dinanzi alla casa c’è una banca con le telecamere esterne di videosorveglianza, che potrebbero aver immortalato un indizio. Nelle stanze di casa Riente c’è stato il sopralluogo del Ris di Messina. Dai primi risultati sui reperti esamina, però, non sarebbe stata individuata nessuna traccia riconducibile a persone estranee. Segno che il colpevole o i colpevoli, hanno agito con i guanti, probabilmente pianificando l’azione nei dettagli. Ma la vera sorpresa i carabinieri l’hanno avuta quando hanno aperto la cassaforte di casa, trovando un’ingente cifra di denaro contante, titoli e diamanti. Fonti attendibili, riferiscono che la signora, ciò risulterebbe dalle carte rinvenute nella cassaforte, investiva e disinvestiva in diamanti. Pare, inoltre, che la signora in passato avesse compiuto qualche prestito di denaro. A tal riguardo, ieri, don Marcello Riente, a rettifica di alcuni voci riportate sulla stampa, ha fatto sapere attraverso il suo avvocato, Gino Perrotta, “di essere completamente all’oscuro delle presunte attività della madre e del contenuto della cassaforte, e che mai ha effettuato prestiti di soldi”. In ogni caso, dopo il fatto di sangue, nel paese tirrenico, in molti hanno parlato di questi prestiti, con riferimento alla famiglia colpita, tant’è che tale “pettegolezzo” è finito pure al vaglio degli inquirenti. 

BELVEDERE MARITTIMO – Iolanda Nocito commerciava in diamanti. Importante novità sul “giallo” di Belvedere, che potrebbe indirizzare le indagini e restringere il cerchio d’ipotesi sull’uccisione della mamma del parroco don Marcello Riente, avvenuta lo scorso 4 gennaio. L’anziana donna è stata trovata morta nella sua abitazione, legata, imbavagliata con nastro adesivo e sanguinante dal setto nasale. Tutto è avvenuto nella casa di famiglia in pieno centro abitato, dove qualcuno, in pieno giorno, si è introdotto con un movente ben preciso. L’ottantenne, la mattina del 4 gennaio era sola nell’appartamento, perché il figlio stava celebrando un funerale. E nella palazzina mancavano pure gli inquilini del piano di sotto, usciti per faccende private. Dinanzi alla casa c’è una banca con le telecamere esterne di videosorveglianza che potrebbero aver immortalato un indizio. Nelle stanze di casa Riente c’è stato il sopralluogo del Ris di Messina. Dai primi risultati sui reperti esamina, però, non sarebbe stata individuata nessuna traccia riconducibile a persone estranee. Segno che il colpevole o i colpevoli, hanno agito con i guanti, probabilmente pianificando l’azione nei dettagli. Ma la vera sorpresa i carabinieri l’hanno avuta quando hanno aperto la cassaforte di casa, trovando un’ingente cifra di denaro contante, titoli e diamanti. Fonti attendibili, riferiscono che la signora, ciò risulterebbe dalle carte rinvenute nella cassaforte, investiva e disinvestiva in diamanti. Pare, inoltre, che la signora in passato avesse compiuto qualche prestito di denaro. A tal riguardo, ieri, don Marcello Riente, a rettifica di alcuni voci riportate sulla stampa, ha fatto sapere attraverso il suo avvocato, Gino Perrotta, «di essere completamente all’oscuro delle presunte attività della madre e del contenuto della cassaforte, e che mai ha effettuato prestiti di soldi». In ogni caso, dopo il fatto di sangue, nel paese tirrenico, in molti hanno parlato di questi prestiti, con riferimento alla famiglia colpita, tant’è che tale “pettegolezzo” è finito pure al vaglio degli inquirenti. Da ricordare che alcuni mesi prima dell’omicidio il sacerdote era stato vittima di una aggressione.

 

SULL’EDIZIONE CARTACEA IL SERVIZIO COMPLETO A FIRMA DI PAOLO OROFINO
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