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di MARGHERITA AGATA
HA vinto il Leone d’Oro, la Palma a Cannes, l’Orso d’argento a Berlino, ma il maestro Francesco Rosi non ha perso la capacità di emozionarsi. Mentre, in una sala Levi gremita, la presidente del consiglio comunale Brunella Massenzio legge le motivazioni del conferimento della cittadinanza onorario il regista  è visibilmente commosso. Ancora di più quando un lungo e caloroso applauso con tanto di standing ovation sottolinea l’ufficializzazione del riconoscimento. E allora, in barba a protocolli e formalismi, il maestro, d’ impeto, si è levato in piedi per ricambiare, a suo modo, il gesto d’amore di Matera nei suoi confronti. «Matera è nel mio cuore da tanti anni – ha detto- anche se la città  ha cambiato volto. Confesso che mi sento un po’ spaesato. Devo rivedere i Sassi per “ritrovarmi”, sennò è inutile che sono venuto, a parte che per la cittadinanza che mi onora e mi commuove. Qui – ha continuato il regista- ho molti amici, alcuni non ci sono più  ma li porto nel cuore. Il rapporto con Matera è forte. I film, che ho fatto qui, li ho fatti affinchè tutti potessero capire e vivere le difficoltà che il nostro Sud ha dovuto superare per trovarsi al passo con una civiltà avanzata. Il cinematografo può far capire i problemi  meglio della letteratura, perchè rende “tattili” i luoghi e i personaggi ed è per questo che il cinematografo resisterà a lungo malgrado tutte le nuove tecnologie. Potete immaginare – ha concluso-  l’emozione che mi fa aver reincontrato tante facce che non ho mai dimenticato». L’abbraccio che segue con il sindaco di Matera Salvatore Adduce è lungo e commosso. E anche le parole del primo cittadino sono piene di riconoscenza nei confronti del maestro. «Mi ritengo un privilegiato -ha esordito-  nel poter dare, a nome di tutto il consiglio comunale, che in maniera unanime ha deliberato il conferimento della cittadinanza onoraria- il bentornato a Francesco Rosi, non  da “straniero”, ma da concittadino, da “compaesano”. Grazie maestro, grazie di aver accettato il nostro omaggio e grazie per come lei ha raccontato nei suoi film la nostra terra, la nostra Matera, le masserie pugliesi, le splendide case bianche, e Craco, i calanchi di Aliano cercando di guardarli con gli occhi di Carlo Levi, quando arrivò qui al confino. 
Nei suoi film il paesaggio non è mai cornice, non è mai location, ma è corpo vivo della storia, cuore pulsante di un itinerario narrativo nel quale realtà e creatività riescono bene a conciliarsi. Lei come Pasolini è riuscito a far recitare i luoghi, la città, il paesaggio e li ha resi importanti in “C’era una volta”, “Cristo si è fermato a Eboli” e “Tre fratelli”. 
Le sue opere ci parlano ancora oggi. Sono attualissime ed ispirano il nostro impegno in questa fase di grande fermento culturale che pervade la città di Matera». Nel corso della cerimonia è stata proiettata una breve sintesi dei film girati da Rosi in Basilicata, aggiungendo emozione a emozione. Forti e sentite anche le parole del ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, intervenuto alla cerimonia. «Il cinema – ha detto -torni a essere punto di riferimento della cultura italiana. Che il cinema  possa essere forma di impegno civile, narrazione, per contribuire a una memoria condivisa e a un impegno vero.  Francesco Rosi si è distinto come modello rigoroso di impegno civile descrivendo la storia del Paese e del Mezzogiorno. Auspico che si proponga un modello di cinema impegnato, in grado di parlare verso una realtà frammentata che sembra aver perso fiducia». Insomma, che si ricominci a guardare il mondo in… Rosi.
m.agata@luedi.it

HA vinto il Leone d’Oro, la Palma a Cannes, l’Orso d’argento a Berlino, ma il maestro Francesco Rosi non ha perso la capacità di emozionarsi. Mentre, in una sala Levi gremita, la presidente del consiglio comunale Brunella Massenzio legge le motivazioni del conferimento della cittadinanza onorario il regista  è visibilmente commosso. Ancora di più quando un lungo e caloroso applauso con tanto di standing ovation sottolinea l’ufficializzazione del riconoscimento. E allora, in barba a protocolli e formalismi, il maestro, d’ impeto, si è levato in piedi per ricambiare, a suo modo, il gesto d’amore di Matera nei suoi confronti. 

 

«Matera è nel mio cuore da tanti anni – ha detto- anche se la città  ha cambiato volto. Confesso che mi sento un po’ spaesato. Devo rivedere i Sassi per “ritrovarmi”, sennò è inutile che sono venuto, a parte che per la cittadinanza che mi onora e mi commuove. Qui – ha continuato il regista- ho molti amici, alcuni non ci sono più  ma li porto nel cuore. Il rapporto con Matera è forte. I film, che ho fatto qui, li ho fatti affinchè tutti potessero capire e vivere le difficoltà che il nostro Sud ha dovuto superare per trovarsi al passo con una civiltà avanzata. Il cinematografo può far capire i problemi  meglio della letteratura, perchè rende “tattili” i luoghi e i personaggi ed è per questo che il cinematografo resisterà a lungo malgrado tutte le nuove tecnologie. Potete immaginare – ha concluso-  l’emozione che mi fa aver reincontrato tante facce che non ho mai dimenticato». 

L’abbraccio che segue con il sindaco di Matera Salvatore Adduce è lungo e commosso. E anche le parole del primo cittadino sono piene di riconoscenza nei confronti del maestro. 

«Mi ritengo un privilegiato -ha esordito-  nel poter dare, a nome di tutto il consiglio comunale, che in maniera unanime ha deliberato il conferimento della cittadinanza onoraria- il bentornato a Francesco Rosi, non  da “straniero”, ma da concittadino, da “compaesano”. Grazie maestro, grazie di aver accettato il nostro omaggio e grazie per come lei ha raccontato nei suoi film la nostra terra, la nostra Matera, le masserie pugliesi, le splendide case bianche, e Craco, i calanchi di Aliano cercando di guardarli con gli occhi di Carlo Levi, quando arrivò qui al confino. Nei suoi film il paesaggio non è mai cornice, non è mai location, ma è corpo vivo della storia, cuore pulsante di un itinerario narrativo nel quale realtà e creatività riescono bene a conciliarsi. Lei come Pasolini è riuscito a far recitare i luoghi, la città, il paesaggio e li ha resi importanti in “C’era una volta”, “Cristo si è fermato a Eboli” e “Tre fratelli”. Le sue opere ci parlano ancora oggi. Sono attualissime ed ispirano il nostro impegno in questa fase di grande fermento culturale che pervade la città di Matera». 

Nel corso della cerimonia è stata proiettata una breve sintesi dei film girati da Rosi in Basilicata, aggiungendo emozione a emozione. Forti e sentite anche le parole del ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, intervenuto alla cerimonia. «Il cinema – ha detto -torni a essere punto di riferimento della cultura italiana. Che il cinema  possa essere forma di impegno civile, narrazione, per contribuire a una memoria condivisa e a un impegno vero.  Francesco Rosi si è distinto come modello rigoroso di impegno civile descrivendo la storia del Paese e del Mezzogiorno. Auspico che si proponga un modello di cinema impegnato, in grado di parlare verso una realtà frammentata che sembra aver perso fiducia». 

Insomma, che si ricominci a guardare il mondo in… Rosi.

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