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CI sono italiani più italiani degli altri? Ci sono lavoratori che meritano di essere tutelati più degli altri? Ci sono uomini e no? Per la destra di questo Paese ci sono differenze. Italiani, immigrati, nativi e colonizzatori. E la destra lucana (ahimè assecondata da qualche sindaco) non fa differenza. E torna sul vecchio refrain autarchico, la Lucania ai lucani. Sicchè i cassintegrati di Pomigliano sarebbero dovuti rimanere a casa e non entrare alla Sata di Melfi. E ora i siciliani di Gela non possono venire a lavorare a Viggiano. C’è un’ermergenza occupazione che, per quanto affidata alle strategie amministrative dei territori, non può scivolare in un meccanismo espulsivo per etnie. Il dolore, la felicità, i desideri, le speranze in quale Ventotene li vogliamo confinare? Bisogna vigilare perchè il sistema delle imprese e del mercato del lavoro sia trasparente smascherando truffe e iniquità come quello che oggi raccontiamo (mettere lavoratori in malattia per farli sostituire da altri). Questi sono reati, è altro discorso. Ma teorizzare il limite dei confini è inquietante. Il meccanismo di difesa a barriera fagocita la nostra umanità, via gli immigrati, via quelli delle altre regioni, via il vicino del pianerottolo. Nessuno si salva da solo. Benvenuti fratelli siciliani. Il mondo non è mai troppo piccolo per accogliersi l’un l’altro.

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