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VIGGIANO –  «Eni deve fare molto di più. Lo dico chiaramente, non ci basta ciò che la compagnia che sta facendo».

L’assessore regionale all’Ambiente, Aldo Berlinguer lo ha detto e ribadito  più volte, sia dinnanzi al municipio di Viggiano che davanti al Centro Oli, prima di effettuare la visita all’interno dell’impianto. 

Eni  «deve adottare tutte le precauzioni affinchè questa ricorsività dei malfunzionamenti che è arrivata ad un livello inaccettabile – in pratica una fiammata ogni due mesi di media, non può essere accettata. Non dalla popolazione locale, nè dalle Istituzioni». Tutti uniti sulla stessa linea, dalla  Regione ai Comuni, con «i quali abbiamo – ha detto – interloquito».

Di fatto la visita, è stata preceduta da un pre incontro a porte chiuse svoltosi nel palazzo amministrativo, che ha visto protagonisti il vice sindaco del comune viggianese, Michele Montone, il sindaco di Grumento Nova, Antonio Imperatrice, il direttore dell’Arpab Aldo Schiassi e naturalmente l’assessore regionale.  Una riunione per «ricalibrare l’attività di controllo  sia da un punto di vista normativo che di controlli sul territorio». 

Anche un “faro” sull’Osservatorio Ambientale. «Stiamo lavorando – ha continuato Berlinguer –  ad una riforma complessiva su tutto il sistema di controllo ambientale, non a caso sono qui con il direttore Arpab per raccogliere sul territorio anche le inquietudini, i suggerimenti e alcuni dati che ci possono sfuggire, in modo tale da rendere più efficiente possibile la rete di controllo e di monitoraggio ambientale con le centraline che già esistono e vanno migliorate e rese ancora più sensibili.

Ciò che è importante – ha ribadito –  è che l’impresa si renda conto che perché questa sia una convivenza possibile, deve fare di più e deve garantire che questi malfunzionamenti se possono accadere per un evento straordinario e imprevedibile, questo può anche passare ma con questa frequenza, come si sono verificate le fiammate, è inaccettabile». 

A questo seguirà la valutazione, con massimo rigore, dei provvedimenti da adottare». Sulle rilevazione dei dati, il direttore Aldo Schiassi ha spiegato: «Il bollettino quotidiano è regolarmente reperibili sul sito. I dati collegati alle fiammate sono oggetto ovviamente di una valutazione più complessiva». Una cosiddetta validazione in corso di elaborazione. «Credo – ha aggiunto Schiassi – che mancano poche ore al completamento. L’avremmo fatto se contemporaneamente non si fosse fatto il sopralluogo di stamattina. Penso che tra oggi e domani verranno completatati e inviati all’assessorato e alla Giunta».  Da poco insediato Schiassi, ha sottolineato che  «i dati che sono emersi da queste ultime due vicende non appaiono incidente  sulla questione della salute. Qundi, non vi è una relazione concausale tra dati emersi e stato della salute della popolazione». Per Schiassi «sicuramente appaiono forti quelle sostanze che determinano fenomeni odorigeni».

«Vi è un tasso, diciamo significativamente superiore rispetto a quello che determina nella popolazione, la percezione del cattivo odore. Che è cosa diversa dal dato incidente rispetto alle questioni della salute. Su questo non vi sono, allo stato, prima della validazione dei dati, elementi che appaiono di particolare preoccupazione».  Secondo il direttore dell’Arpab «da cittadino certamente e ovviamente questi eventi  preoccupano. Non credo – ha riferito –  che debbano far parte di una particolare evoluzione nella successione temporale così stretta.

D’altra parte, per quanto ci riguarda come Arpab, essendoci degli accordi tecnici correlati, tra l’altro in scadenza, siamo d’accordo anche con la giunta e  l’assessore e con i sindaci che andremmo a rivederle per rendere ancora più stringenti, diciamo le analisi da farsi.

Ripetendo che Arpab è un laboratorio diagnostico speriamo sempre più qualificato che fornisce a chi ne ha bisogno gli elementi utili alle valutazioni istituzionali, politiche ma anche ai cittadini e alle associazioni».

Mentre Eni dal canto suo ha ribadito: «Tali eventi non rappresentano un segnale di incidente o malfunzionamento ma, al contrario, sono una conferma del corretto funzionamento dei sistemi di protezione».  

LO SFOGO DEGLI ABITANTI: «NON POSSIAMO ESSERE LE CAVIE DI RENZI»

Ad attendere l’assessore regionale all’Ambiente dinnanzi al Centro Olio, anche alcuni abitanti dell’area limitrofa all’impianto estrattivo, per denunciare lo stato di preoccupazione e disagio che vivono da anni nell’area.

«Ci devono far vivere non sopravvivere – ha urlato una delle signore appartenenti al movimento Onda Rosa –  L’altro giorno dopo pochi giorni, si è ripetuta un’altra volta la sfiammata.  E’ stato terribile.

Noi non sappiamo cosa dobbiamo fare. Io posso farle – rivolgendosi all’assessore –  le osservazioni di tutto quello che succede sopra quella torcia, dalla mia stanza da letto, di notte e di giorno. Fumo nerissimo e una luce celeste, su tutti i camini c’era l’altro giorno. E poi la puzza che noi respiriamo ogni giorno. Non devono dire che non c’è inquinamento, per me l’inquinamento c’è».

A fargli eco un altro signore che ha sollevato «se loro fanno quello che Renzi ha intenzione di fare in tutta la Basilicata, praticamente noi non possiamo più vivere.

Allora facciamo un allontanamento della gente che si trova nei punti limitrofi, come siamo noi.

Siamo 50 e 60 famiglie, io sono quello più vicino, quindi, sono quello più penalizzato ma la mia preoccupazione è per i miei tre nipoti piccoli, quale sarà il loro avvenire?».

Tante le sollevazione e le istanze come la necessità di rivedere il Piano di evacuazione e il paradosso di segnalazione di emergenza sui cellulari.

«Una procedura non adeguata, in quanto molti – ha levato la signora Cristina – perché non portano sempre il telefonino». 

E ancora: «La svalutazione degli immobili. E su chi comprerebbe una casa a 200 o 300 metri dal Centro Olio».

Ed infine sul fatto che «Renzi ha ragione che dobbiamo salvare l’Italia, ma perché dobbiamo essere noi a salvare l’Italia. La cavia».

Per l’assessore Berlinguer che «il Centro Olio sia vicino ai centri abitati, è un’evidente ragione di criticità che viene da lontano. Una scelta già fatta tempo addietro.

Però ci consegna – ha risposto –  un quadro  che sono d’accordo con voi nel quale, non ci si può limitare a precauzioni ordinarie, qui bisogna elevare il livello di precauzione proprio in ragione del fatto che si vive in una convivenza difficile con le persone che abitano intorno a questa struttura. Dobbiamo – ha chiosato –  chiedere all’impresa di fare molto di più. Di questo siamo sicuri».

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