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COSENZA – Omicidio colposo. E’ questa l’ipotesi di reato scelta dagli inquirenti per indagare sulla morte del magistrato Federico Bisceglia, deceduto sabato scorso sull’A3, a seguito di un presunto incidente stradale. Presunto sì, perché il ruolo delicato ricoperto dalla vittima e i dubbi avanzati sulla sua morte, anche da alcuni esponenti delle istituzioni, hanno consigliato fin da subito prudenza e accuratezza. Parole d’ordine a cui sembrano volersi ispirare gli inquirenti di Castrovillari, chiamati a indagare sulla vicenda. L’incidente, infatti, si è verificato nel tratto di strada compreso tra gli svincoli di Frascineto e Sibari, in provincia di Cosenza, ma in territorio di competenza della Procura del Pollino. 

LA TRAGEDIA IN AUTOSTRADA NEL COSENTINO

Omicidio colposo dunque, nonostante la dinamica degli eventi – allo stato attuale – sembrerebbe escludere il coinvolgimento di altri veicoli nella tragedia. Battezzare una notizia di reato, però, era una scelta obbligata per consentire agli investigatori di effettuare tutti gli accertamenti tecnici del caso: dall’autopsia ai rilievi sull’automobile e sulla strada, nella speranza di riuscire così ad accertare come siano andati realmente i fatti. In attesa che ciò avvenga, le uniche certezze riguardano gli eventi che hanno fatto da prologo alla tragedia. 

PROCURA SMENTISCE “GIALLO” SU INCIDENTE

A quanto pare, infatti, nel suo ultimo giorno di vita, il povero Bisceglia sarebbe partito dalla Toscana, diretto in Calabria dai suoi familiari dislocati tra Botricello e Catanzaro, i suoi luoghi natii. Durante il tragitto, avrebbe deviato in direzione dell’agro nocerino, in Campania, per andare a prendere la donna, un medico di 34 anni, che in seguito si troverà con lui nel momento fatale dello schianto. Dopo aver fatto un pezzo di strada insieme, i due avrebbero effettuato una sosta, a una decina di km dal luogo della tragedia. Proprio quest’ultima circostanza porta a escludere l’ipotesi del colpo di sonno che avrebbe fatto perdere al conducente il controllo del veicolo che, dopo alcuni testacoda, si sarebbe andato a infrangere contro le barriere protettive dell’autostrada. Al tempo stesso, però, anche il lungo tragitto compiuto dalla coppia prima dell’impatto mortale, sembra indebolire la pista di un sabotaggio operato sulla Lancia K del magistrato. 

I FUNERALI DEL MAGISTRATO A CATANZARO

E qui veniamo ai dubbi sollevati sulla vicenda. Il primo, in tal senso, era stato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, dichiarandosi poco propenso a credere “alle coincidenze”. Bisceglia, infatti, lavorava come pubblico ministero a Napoli e, in un recente passato, aveva indagato sui traffici di rifiuti della camorra. La sua morte, poi, era seguita di pochi giorni a quella dello storico pentito Carmine Schiavone, ovvero l’uomo che aveva lanciato l’allarme sull’esistenza della cosiddetta “Terra dei fuochi”. Mettere in relazione i due avvenimenti, adombrando anche sospetti sulla fine del pentito (morto a seguito di una caduta da un tetto) era stata un’operazione pressoché immediata. A tutto ciò, nelle ore successive, si era aggiunto anche un altro episodio inquietante: i festeggiamenti messi in scena nel Parco Verde di Caivano, il comune del Napoletano in cui Bisceglia conduceva l’inchiesta relativa alla morte della piccola Fortuna, pure lei precipitata dall’alto di un palazzone – si sospetta – per mano assassina e pedofila. Particolari macabri che fanno da contorno alla fine di un magistrato stimatissimo e in prima linea nella lotta contro il crimine. Un uomo con molti amici e, dunque, con tanti nemici. 

C’entrano quest’ultimi nei drammatici fatti della Sa-Rc? Nonostante la cautela a cui si accennava in partenza, già nell’immediatezza, fonti investigative si erano spinte a escludere qualunque altra ipotesi all’infuori della tragica fatalità. Del resto, nulla di differente ha potuto aggiungere al riguardo l’altra passeggera del veicolo, sopravvissuta per miracolo. La donna avrebbe detto di essersi assopita poco prima che l’auto sbandasse, ma a quanto pare, non ha aggiunto particolari utili a sostenere la tesi della congiura. Dopo due giorni trascorsi in ospedale, è stata rispedita a casa. Le indagini, intanto, proseguono e, presto o tardi, arriveranno a una conclusione. Ma i dubbi, i misteri, le speculazioni, quelli sembrano destinati a perdurare.

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