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Sono due le inchieste coordinate dalla Dda di Catanzaro sugli attentati compiuti lo scorso anno ai danni di magistrati di Reggio Calabria, oltre a quella che stamani ha portato all’arresto del boss pentito Antonino Lo Giudice e di altre tre persone.
L’altra inchiesta, nel settembre dello scorso anno portò all’emissione di quattro avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti presunti esponenti della cosca Serraino di Reggio Calabria. L’inchiesta era giunta a quel punto prima che Lo Giudice si pentisse autoaccusandosi degli attentati, dando il via alla seconda indagine. In quel caso, i magistrati catanzaresi ipotizzavano che gli attentati alla procura generale ed all’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro fossero una reazione dei Serraino alla revoca dell’ex sostituto procuratore generale di Reggio Calabria Francesco Neri come rappresentante della pubblica accusa nel processo d’appello per l’omicidio della guardia giurata Luigi Rende. Processo che, secondo l’accusa, interessava alla cosca.
Di Landro contestò a Neri di avere avuto come difensore in procedimenti disciplinari a suo carico, lo stesso avvocato che assisteva uno degli imputati per l’omicidio di Rende. Per questo motivo il magistrato fu sostituito nel processo che si concluse con la conferma dei cinque ergastoli comminati in primo grado. Dai contrasti e dalle contestazioni fatte da Di Landro a Neri scaturì, nel marzo 2010, l’apertura nei confronti di Neri della procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale da parte del Csm. Il procedimento si è concluso con l’adozione di una misura cautelare con il trasferimento del magistrato ad altra sede ed altre funzioni. Neri ha assunto successivamente la carica di consigliere della Corte d’appello di Roma.
Neri, che non è stato indagato, ha sempre escluso di avere avuto contrasti con Di Landro, sostenendo di essere rimasto coinvolto «in una situazione in cui mi ritengo assolutamente incolpevole. Sono stato io – disse Neri all’epoca – a concordare con Di Landro la mia sostituzione nel processo e non ho mai adottato comportamenti favorevoli alla cosca Serraino».

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