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Restano in carcere le tre persone finite in manette con l’accusa di essere mandanti ed esecutori degli attentati compiuti lo scorso anno a Reggio, contro la Procura generale, l’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro e l’intimidazione al procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone.
Il tribunale del riesame ha respinto i ricorsi presentati dai difensori del boss Luciano Lo Giudice, del presunto armiere della stessa cosca, Antonio Cortese, e di Vincenzo Puntorieri, legato a Cortese. Nei prossimi giorni sarà discusso il ricorso del quarto indagato, Antonino Lo Giudice, fratello di Luciano, e collaboratore di giustizia. È stato proprio Antonino ad autoaccusarsi come mandante degli attentati ed a chiamare in causa gli altri tre, delineando così il quadro della stagione della tensione a Reggio.
Secondo l’accusa, corroborata appunto dalle dichiarazioni del boss Antonino Lo Giudice, gli attentati, compiuti il 3 gennaio ed il 26 agosto, e l’intimidazione a Pignatone con il ritrovamento, avvenuto il 5 ottobre, di un bazooka a poche centinaia di metri dalla sede della Dda, rientravano nella strategia messa in atto dai fratelli Lo Giudice come una sorta di vendetta nei confronti di magistrati e forze dell’ordine per gli arresti e i sequestri per cifre ingenti subiti dalla cosca.

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