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REGGIO CALABRIA – Sei anni di reclusione: questa la condanna chiesta dal pm della Dda di Catanzaro Salvatore Curcio nel processo con rito abbreviato al boss pentito Antonino Lo Giudice, che si è autoaccusato di essere l’ideatore degli attentati compiuti nel 2010 ai danni della Procura generale di Reggio Calabria ed al palazzo dove abita il procuratore generale reggino Salvatore Di Landro, oltre che dell’intimidazione al procuratore Giuseppe Pignatone.   

Nel formulare la richiesta, il pm ha calcolato lo sconto dei due terzi della pena per il rito abbreviato e l’ulteriore riduzione dei due terzi prevista dalle norme sui benefici per i collaboratori di giustizia.   Nino Lo Giudice, ritenuto il boss dell’omonima cosca di Reggio Calabria, ha iniziato a collaborare subito dopo essere stato arrestato per altri motivi e, tra l’altro, si è autoaccusato delle bombe chiamando in causa anche il fratello, Luciano Lo Giudice, Antonio Cortese, ritenuto l’armiere della cosca, e Vincenzo Puntorieri. Per questi ultimi tre il processo, con rito ordinario, è iniziato venerdì scorso e rinviato al 22 ottobre prossimo dopo una serie di eccezioni presentate dai difensori.   Nino Lo Giudice, invece, ha chiesto di essere processato con rito abbreviato e l’udienza è cominciata stamani davanti al gup di Catanzaro Maria Rosaria Di Girolamo. Dopo la richieste del pm l’udienza è stata aggiornata al 25 giugno quando sarà la volta dell’arringa difensiva. Quindi è prevista la sentenza.   Lo Giudice ha seguito lo svolgimento dell’udienza in videoconferenza senza intervenire. Per lui il pm ha espresso parere favorevole alla concessione degli arresti domiciliari. 

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