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POTENZA – Lo avrebbero picchiato perché minacciava il loro monopolio sul business della sicurezza nei locali notturni di Potenza e dintorni.
Sono stati condannati a 7 anni reclusione Dorino Stefanutti (55) e Michele Badolato (59), entrambi del capoluogo.
Il collegio del Tribunale presieduto da Aldo Gubitosi ha accolto la richiesta del pm Francesco Basentini. «Estorsione aggravata dal metodo mafioso»: questa l’accusa rimasta in piedi 12 anni dopo i fatti. Alla fine di un dibattimento che ha visto andare in prescrizione il resto dei capi d’imputazione per i reati meno gravi.
Il processo ruotava attorno a uno dei filoni dell’inchiesta “Bodyguard”, sugli affari della MB Service. Società della moglie di Badolato, che secondo gli investigatori sarebbe stata gestita in prima persona dal marito.
L’aggressione risale all’inizio del 2003 quando due uomini vennero picchiati in una palestra di Potenza. Tra loro anche un noto sportivo del capoluogo, Canio Pappalardo, che ieri è stato assolto dall’accusa di falsa testimonianza per aver ritrattato in aula le sue dichiarazioni agli inquirenti.
Agli inizi del nuovo millennio Pappalardo si era fatto una certa reputazione come buttafuori nei locali notturni della zona. E avrebbe portato con sé anche degli altri ragazzi disposti a lavorare fino alle ore piccole.
Tutto sembrava andare per il meglio, ma a un certo punto, senza un’apparente motivo, sarebbe stato estromesso dal “giro”. Anche i “suoi” ragazzi l’avrebbero abbandonato cominciando a lavorare con la MB Service. Per questo sarebbe andato dai vecchi clienti, i gestori dei locali, a chiedere spiegazioni. Ma per tutta risposta avrebbe ricevuto la visita di Badolato e Stefanutti, ex boxeur già condannato per associazione mafiosa e reo confesso dell’omicidio di Donato Abbruzzese, sempre a Potenza. Dieci anni più tardi.
La violenza sarebbe esplosa di sera nello spogliatoio di una palestra. A Stefanutti sarebbe bastato un colpo per abbattere Pappalardo. Col calcio di una pistola, stando alla sua prima versione dei fatti. Poi si sarebbe accanito, “marcando” il suo territorio per chiarire il messaggio: la città era cosa loro e basta.
Delle due vittime nessuna avrebbe fatto nomi davanti agli investigatori. Ma gli agenti della Mobile di Potenza avrebbero rintracciato entrambi grazie ad alcune intercettazioni telefoniche. Poi hanno ricostruito gli affari della MB Service che tra il 2002 e il 2003 avrebbe svolto servizio di sicurezza anche allo stadio Viviani, quando il rossoblu del Potenza Fc (società in seguito fallita) militavano in serie D.
Tempo dopo l’antimafia sarebbe tornata sui rapporti tra sport e malavita a bordo campo, quando al posto di Badolato sono arrivati gli “amici” del boss pentito Antonio Cossidente.
Intanto è partita la richiesta degli arresti e del sequestro della MB Service.
Sentito in aula Pappalardo avrebbe ritrattato quanto detto in precedenza. Negando di aver visto la pistola, e confessandro che all’epoca si vergognava dell’accaduto. Perché era stato preso alla sprovvista e non si era riuscito a difendere. Di qui l’accusa di falsa testimonianza, fino all’assoluzione di ieri.
Badolato era stato già imputato e assolto nel processo Penelope, e poi prosciolto anche dall’inchiesta Iena2. Per i suoi contatti con Stefanutti e il clan guidato dal boss Renato Martorano.
Le motivazioni della decisione verranno depositate nelle prossime settimane.

l.amato@luedi.it

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