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RIVALUTARE il senso di un momento di condivisione che non è solo spirituale, ma anche civico e sociale. Così il Vescovo di Matera-Irsina, mons. Salvatore Ligorio invita i materani a riflettere sul senso della festa in onore di Maria Santissima della  Bruna che culminerà nei festeggiamenti del 2 luglio. 
«Non si può prescindere da un atteggiamento umano che sappia accogliere questa tradizione, accompagnarla e trasmetterla. 
E’ necessario però purificare questo momento, proprio per il senso che esso ha. L’uomo e la comunità si evolvono in un contesto storico in cui la fede non può rimanere come era nel passato – spiega, riferendosi al particolare momento che il Paese sta vivendo – ma si trasforma con il cammino umano. 
La Festa di oggi non è più quella di dieci anni fa ma vive una evoluzione tale da rispondere al bisogno dell’uomo. Non bastano i fuochi d’artificio, le luminarie, le bancarelle che pure hanno il loro senso inteso come spirito di aggregazione. Se, però, viene meno l’humus, il desiderio profondo dei credenti e dei non credenti, allora manca tutto, manca lo spiraglio di luce che viene dall’alto». 
Il 2 luglio non può e non deve essere il momento unico in cui la spiritualità della città emerge. «Credo che don Vincenzo abbia avuto un buon intuito, riflettendo sulla festa che non deve essere solo ridotta ad una sola giornata, come ormai entrato a far parte della mentalità della nostra gente. La festa deve accompagnare il vissuto di tutto l’anno, a Matera. La festa è espressione di fede, soprattutto in un momento come questo di ristrettezze economiche in cui è necessario che ci sia maggiore responsabilità; bisogna sentirsi protagonisti, non solo dello sfascio del Carro che è totalizzante, ma in un contesto di recupero complessivo, di costruzione  di energie positive di questa popolazione. A volte ho la sensazione che la comunità indossi uno scafandro che contiene la vita vissuta imprigionata nel profondo dello spirito». 
Mancano valori che famiglie e giovani devono recuperare. «I giovani – prosegue mons. Ligorio – daranno quello che noi riusciremo a fargli esprimere, in termini di potenziale. I giovani hanno bisogno degli adulti e questi ultimi devono lasciar loro la libertà profonda, come l’innovazione che essi danno. Bisogna puntare sui grandi valori, sulla credibilità, sulla capacità di relazione, riscoprire la dignità umana, supportata dal lavoro , due aspetti non disgiunti. In questo senso la Festa della Bruna deve farci riflettere; è necessaria parsimonia, per poter creare equilibri  che indichino ai giovani la strada migliore. Il lavoro è un momento cruciale, su cui bisogna riflettere alla luce della realtà che ci circonda. Non bisogna creare dipendenze. Ai giovani dico: alzate la testa, per non essere succubi di nessuno, per essere espressione della politica con la P maiuscola che sa governare. In questo ultimo decennio, con la Bruna a Matera,  abbiamo vissuto un boom  che non si è stati capaci di canalizzare, è sfuggito di mano. Questo ha trasformato la festa in un momento di spettacolo». 
La riflessione di mons. Ligorio si sofferma, poi, sulle trasformazioni degli ultimi anni: «Penso ai maestri cartapestai – prosegue – credo fosse importante non lasciare per tanti anni il Carro fosse realizzato dalle stesse persone e per questo ho previsto l’alternanza, pur riconoscendo il grande valore degli artigiani che lo hanno fatto negli anni precedenti. Molto interessante è stata poi l’iniziativa della Brunetta  a cui ho partecipato. Ai genitori ho detto che bisogna imparare dai bambini a vivere questa festa, educando i piccoli alla storia. La famiglia, la chiesa, la scuola, le istituzioni devono lavorare in rete, devono farsi carico di una cultura che è parte del Dna materano, ma che si può trasmettere in questo modo, senza ridurlo al solo 2 luglio». 

RIVALUTARE il senso di un momento di condivisione che non è solo spirituale, ma anche civico e sociale. Così il Vescovo di Matera-Irsina, mons. Salvatore Ligorio invita i materani a riflettere sul senso della festa in onore di Maria Santissima della  Bruna che culminerà nei festeggiamenti del 2 luglio. «Non si può prescindere da un atteggiamento umano che sappia accogliere questa tradizione, accompagnarla e trasmetterla. E’ necessario però purificare questo momento, proprio per il senso che esso ha. L’uomo e la comunità si evolvono in un contesto storico in cui la fede non può rimanere come era nel passato – spiega, riferendosi al particolare momento che il Paese sta vivendo – ma si trasforma con il cammino umano. La Festa di oggi non è più quella di dieci anni fa ma vive una evoluzione tale da rispondere al bisogno dell’uomo. Non bastano i fuochi d’artificio, le luminarie, le bancarelle che pure hanno il loro senso inteso come spirito di aggregazione. 

 

Se, però, viene meno l’humus, il desiderio profondo dei credenti e dei non credenti, allora manca tutto, manca lo spiraglio di luce che viene dall’alto». Il 2 luglio non può e non deve essere il momento unico in cui la spiritualità della città emerge. «Credo che don Vincenzo abbia avuto un buon intuito, riflettendo sulla festa che non deve essere solo ridotta ad una sola giornata, come ormai entrato a far parte della mentalità della nostra gente. La festa deve accompagnare il vissuto di tutto l’anno, a Matera. La festa è espressione di fede, soprattutto in un momento come questo di ristrettezze economiche in cui è necessario che ci sia maggiore responsabilità; bisogna sentirsi protagonisti, non solo dello sfascio del Carro che è totalizzante, ma in un contesto di recupero complessivo, di costruzione  di energie positive di questa popolazione. 

A volte ho la sensazione che la comunità indossi uno scafandro che contiene la vita vissuta imprigionata nel profondo dello spirito». Mancano valori che famiglie e giovani devono recuperare. «I giovani – prosegue mons. Ligorio – daranno quello che noi riusciremo a fargli esprimere, in termini di potenziale. I giovani hanno bisogno degli adulti e questi ultimi devono lasciar loro la libertà profonda, come l’innovazione che essi danno. Bisogna puntare sui grandi valori, sulla credibilità, sulla capacità di relazione, riscoprire la dignità umana, supportata dal lavoro , due aspetti non disgiunti. In questo senso la Festa della Bruna deve farci riflettere; è necessaria parsimonia, per poter creare equilibri  che indichino ai giovani la strada migliore. Il lavoro è un momento cruciale, su cui bisogna riflettere alla luce della realtà che ci circonda. Non bisogna creare dipendenze. Ai giovani dico: alzate la testa, per non essere succubi di nessuno, per essere espressione della politica con la P maiuscola che sa governare. In questo ultimo decennio, con la Bruna a Matera,  abbiamo vissuto un boom  che non si è stati capaci di canalizzare, è sfuggito di mano. Questo ha trasformato la festa in un momento di spettacolo». La riflessione di mons. Ligorio si sofferma, poi, sulle trasformazioni degli ultimi anni: «Penso ai maestri cartapestai – prosegue – credo fosse importante non lasciare per tanti anni il Carro fosse realizzato dalle stesse persone e per questo ho previsto l’alternanza, pur riconoscendo il grande valore degli artigiani che lo hanno fatto negli anni precedenti. Molto interessante è stata poi l’iniziativa della Brunetta  a cui ho partecipato. Ai genitori ho detto che bisogna imparare dai bambini a vivere questa festa, educando i piccoli alla storia. La famiglia, la chiesa, la scuola, le istituzioni devono lavorare in rete, devono farsi carico di una cultura che è parte del Dna materano, ma che si può trasmettere in questo modo, senza ridurlo al solo 2 luglio». 

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