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POTENZA – L’avvocato nonché ex senatore e membro laico del Csm Nicola Buccico, l’ex procuratore capo di Matera Giuseppe Chieco e il pm Annunziata Cazzetta sono stati diffamati.

Lo ha deciso il Tribunale di Catanzaro che giovedì sera ha condannato i giornalisti Nicola Piccenna e Nino Grilli rispettivamente a sei e quattro mesi di reclusione e 800 e 400 euro di ammenda.

A renderlo noto sono stati gli stessi responsabili dell’articolo intitolato “Trema il palazzo di giustizia”, pubblicato sul settimanale il Resto a dicembre del 2006, «in ossequio al diritto dovere di fornire un’informazione precisa, libera e tempestiva su fatti d’interesse pubblico (…) in segno di attenzione verso i nostri affezionati lettori e verso tutti i cittadini di buona volontà e solidi sentimenti democratici».

Al centro della questione che dalla carta stampata è approdata in Tribunale c’è la descrizione di un «lungo summit» che sarebbe avvenuto in quei giorni tra l’avvocato e i due magistrati.

L’oggetto della discussione sarebbe stata un’inchiesta che all’epoca aveva fatto scalpore a Matera e non solo. Infatti nel mirino degli inquirenti era finita la gestione della Banca popolare del Materano.

Un’indagine «incagliata» stando a quanto scriveva Piccenna nel suo articolo per la testata diretta da Grilli. Di qui l’esigenza di quel confronto tra i pm e il legale, che in realtà all’epoca non difendeva nessuno degli indagati per quanto diversi facessero comunque riferimento al suo studio.

Per l’avvocato Danilo Ianniello, che ha assistito il collega Nicola Buccico in udienza (Chieco e Cazzetta non si sono costituiti come parti civili) in dibattimento si è raggiunta «la piena prova della portata diffamatoria dell’articolo. In primis per l’assenza di Chieco a questo incontro-summit, che è emersa sia dal fatto nel giorno indicato il procuratore risultava in ferie sia da una ricevuta coeva per il pedaggio in autostrada di un casello di Roma. D’altra parte anche l’indicazione del cronista che attribuiva una losca finalità a quell’incontro ovvero sosteneva che si fosse trattato di un colloquio diretto a discutere del procedimento “incagliato”  sulla Bpm ( chiusosi in seguito col proscioglimento di tutti gli imputati a seguito di una perizia disposta dal gup) si è rivelata un’illazione».

Per rispetto del lavoro dei magistrati Grilli e Piccenna hanno dichiarato di voler aspettare di conoscere le motivazioni della sentenza prima di effettuare commenti o di valutare il ricorso in Corte d’Appello per quanto «pienamente convinti dell’insussistenza del reato contestatoci».

l.amato@luedi.it

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