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CATANZARO – Un ammanco di oltre 160 mila euro nelle casse dell’Unep (Ufficio notifiche esecuzione protesti) della Corte d’appello. Lo aveva riscontrato il ministero, al termine di un’ispezione portata avanti dagli ispettori generali, Maria Giovanna Romeo e Vincenzo Pezzella. A risponderne era stata la responsabile del servizio la funzionaria Mariella Sabato, sottoposta anche a provvedimento disciplinare da parte del consigliere delegato della Corte d’appello, Giuseppe Valea. Ma la Sabato, per mano dell’avvocato Pasquale Barbieri, aveva presentato un esposto in Procura, sviscerando ruoli e responsabilità di chi, a suo parere, avrebbe “distratto” i soldi. Il sostituto procuratore, Carlo Villani, ha già aperto un fascicolo contro ignoti con l’obiettivo di verificare tutte le circostanze segnalate dalla Sabato e dal suo legale. A breve, dunque, potrebbero essere convocate in Procura le prime “persone informate sui fatti”, per raccoglierne le dichiarazioni e metterle a confronto con quanto ricostruito dalla funzionaria circa i movimenti sospetti avvenuti nel corso dei sei anni presi in considerazione dall’ispezione ministeriale. Alla responsabile era stata contestata una complessiva irregolare gestione amministrativa e contabile dell’Ufficio dall’agosto del 2005 ad oggi, avendo la stessa – sempre secondo gli ispettori – disordinatamente e in ritardo effettuato i vari versamenti, omettendo di esibire le quietanze dei pagamenti che le competevano e di effettuare l’invio obbligatorio telematico dei dati all’Indpap, gestendo in modo confusionario e fuori norma anche il fondo spese dell’Ufficio; il tutto, per un ammanco di oltre 160 mila euro in sei anni. Contestazioni dure, dunque, quella mosse alla Sabato e da quest’ultima rigettate con forza, nel momento di denunciare in Procura che, già all’indomani dell’insediamento avvenuto a settembre del 2005, aveva segnalato, a  chi di dovere, di non aver ricevuto dal suo predecessore alcuna consegna e di non avere rinvenuto alcuna somma nelle casse dell’Ufficio. Tanto, che, non avendo ricevuto alcuna risposta, la Sabato si era rimboccata le maniche per far fronte con i fondi incassati durante la sua gestione al pagamento degli arretrati di cassa, oltre che di stipendi, indennità di trasferte e ritenute fiscali senza, peraltro, procedere a controlli contabili, che, invece, le avrebbero permesso di accertare le irregolarità, finite, adesso, al centro della vicenda giudiziaria. 

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