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CAMASTRA – E alla fine gli oppositori hanno vinto: il megadepuratore del Camastra alla fine non si farà.
Dopo anni di attesa e battaglie – del progetto si discute già dal 1999 – sembra che venga messa la parola fine su un’opera «inutile oltre che dannosa», come più volte definita dal presidente del comitato Camastra nova, Rocco Lauletta, che dal primo momento si è opposto al disegno.
«Abbiamo sventato, anche grazie al sostegno di Valentino Sarli (Sel), un grande pericolo – conferma – per i cittadini che, ignari, avrebbero bevuto l’acqua del Camastra. E in più avrebbero fatto scempio di questi territori».
Oggi alle 10.30, quindi, sono stati convocati tutti i sindaci dell’area, dal direttore generale del dipartimento Ambiente, Carmen Santoro.
«Preso atto – scrive Santoro – delle difficoltà tecniche, amministrative ed economiche per la realizzazione dello schema depurativo consortile del Camastra, che ne impediscono di fatto la realizzazione, al fine di raggiungere l’obiettivo di ammodernare lo schema depurativo degli agglomerati urbani è necessario provvedere alla redazione di una proposta progettuale alternativa».
Difficoltà tecniche, amministrative ed economiche quindi. Eppure, 15 anni fa, il Ministero ha stanziato ben 9 milioni di euro per un progetto realizzato da un gruppo di professionisti – tra loro anche il senatore Salvatore Margiotta e l’attuale direttore generale di Acquedotto lucano, Gerardo Marotta – che hanno già percepito all’incirca 400.000 euro per quel lavoro.
Dopo 15 anni quelli sono stati gli unici soldi spesi. E del progetto – «per fortuna», dicono gli oppositori – nessuna traccia.
L’idea iniziale era quella di costruire un depuratore consortile per ridurre i costi i costi di conduzione, di realizzazione e di ottimazione dell’impianto, con una diminuzione della spesa pubblica. I comuni coinvolti erano Anzi, Abriola, Calvello, Laurenzana. L’opera – che all’inizio sembra indispensabile agli allora amministratori – viene rinviata di anno in anno. Tanto che il 12 settembre del 2007 dal ministero dell’Ambiente arriva un primo avviso: sono passati 7 anni da quanto il progetto è stato finanziato, cosa si vuol fare?
Di avvisi – alla Regione così come alla prefettura di Potenza – ne arriveranno diversi. I soldi – non sono pochi 9 milioni di euro – sono stati dati ma le opere non sono state realizzate. Cos’è che non va? Se i lavori non sono partiti quei fondi vanno infatti restituiti. Ma, probabilmente, quei 400.000 euro già pagati ai progettisti hanno rappresentato una spada di Damocle. Chi li restituisce ora quei soldi? Di chi la responsabilità?
Ed è forse anche per questo che, dopo nuove sollecitazioni del Ministero, la Regione torna a chiamare i sindaci perchè quei fondi non vadano persi. E visto che ormai non ci sono neppure più le premesse per realizzare quel megadepuratore, serve una proposta alternativa.
«Tale proposta – scrive Santoro – dovrà essere concretamente realizzabile e dimensionata sull’effettivo numero degli abitanti di ciascun agglomerato, al fine di garantire l’adeguato livello qualitativo dei reflui, per la salvaguardia ambientale dei corpi idrici ricettori, al fine di evitare l’innesco di procedure di infrazione comunitaria». Appuntamento allora stamattina per capire quale sarà il futuro.

a.giacummo@luedi.it

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