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MATERA – Sono stati posti ieri mattina poco dopo le 12 i sequestri giudiziari ordinati dalla Procura della Repubblica di Matera nell’area di vico Piave dove una settimana fa c’è stato il crollo che è costato la vita ad Antonella Favale e lascia ancora in gravi condizioni Nicola Oreste, l’ingegnere del Comune del Matera rimasto per oltre tredici ore sotto le macerie.

La giornata di ieri è stata dunque caratterizzata da questo primo nuovo atto ufficiale che testimonia come le verifiche e le indagini in corso entrino in una fase decisiva.

Le verifiche porteranno a breve, per quanto abbiamo potuto appurare, all’iscrizione di alcune persone nel registro degli indagati anche se al momento la situazione rimane ancora tutta quanta sotto esame con una verifica a tutto campo, a trecentosessanta gradi che è di fatto stata avviata.

Di sicuro la ricerca di novità su quanto successo viene attesa da tutta quanta la città che vuole delle risposte ed ovviamente da chi si è trovato suo malgrado coinvolto in questa vicenda tragica per la vita umana persa, per le sofferenze causate che riguardano oggi anche le famiglie che non hanno una casa e si trovano di fronte a mille problemi.

Emblematica in questo senso la scena alla quale ci siamo trovati di fronte ieri mattina con il nostro fotografo perchè oltre ai Carabinieri che hanno posto l’area sotto sequestro è arrivato in vico Piave anche il postino che voleva recapitare la posta agli inquilini e che si è trovato costretto invece a recedere e tornare indietro.

Eppure non è possibile sapere cosa c’era in quella corrispondenza, magari delle bollette o delle comunicazioni urgenti che adesso le famiglie sgomberate dovranno recuperare all’ufficio postale.

Ma questo è il simbolo concreto di una macchina che produce piccoli inconvenienti quotidiani per i residenti che non hanno più una casa.

La prova fisica di vite rivoluzionate e per le quali anche la cosa più semplice e banale come il recapito della corrispondenza può risultare oggi complicata.

LE CONDIZIONI DI ORESTE–  Continua intanto ad essere tenuto costantemente sotto monitoraggio l’ingegner Nicola Oreste ricoverato nel reparto di rianimazione dell’Ospedale Madonna delle Grazie.

Il “Quotidiano” è riuscito nel corso della giornata di ieri a parlare con il primario del reparto Domenico Adduci che ha spiegato come il paziente resti ancora in prognosi riservata.

«Da un punto di vista non strettamente medico possiamo dire che si tratta di un paziente fortunato visto quello che ha dovuto sopportare rimanendo sotto le macerie per tredici ore, non ha riportato in questa situazione lesioni ad organi vitali e questa è certamente una buona notizia.

Ha subito quella che si chiama crush sindrome che è la classica sindrome da schiacciamento che riguarda persone nelle stesse situazioni.

Per cui la sua prognosi rimane per noi riservata.

Si può parlare di un miracolo? Anche noi medici ci meravigliamo di fronte ad eventi che non sono facilmente spiegabili, noi aspettiamo di completare questo percorso sciogliendo la prognosi della persona interessata.

Negli ultimi giorni vi era stata un miglioramento incoraggiante che ci lasciava ben sperare ma che non ha avuto un seguito, la situazione resta stabile ma al momento non siamo ancora in grado di sciogliere la prognosi.

In questi casi è difficile se non impossibile dire quanto ci vorrà, posso aggiunge che l’uomo parla tranquillamente con i medici e con i suoi familiari».

Insomma massima attenzione viene ancora posta sulle condizioni di Oreste che viene continuamente monitorato dai medici, le sue condizioni sono stabili ma non ancora a sufficienza da poter sciogliere la prognosi.

Infine un altro elemento importante è la stata la preparazione per un evento eccezionale come questo con la mobilitazione che c’è stata anche sotto il profilo sanitario. «Siamo stati allertati subito, ho ricevuto la prima chiamata già alle 8 meno venti, la prima cosa è stata liberare i posti d’accordo anche con l’Ospedale di Policoro perchè non sapevamo quante fossero le persone sotto le macerie. Poi pian piano la situazione è stata più chiara ma noi eravamo pronti anche con le sale operatorie per affrontare questa emergenza».

p.quarto@luedi.it

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