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MELFI – Tutto sospeso. Dopo tre anni e tre mesi dalla firma della convenzione, due anni e mezzo dalla delibera della giunta regionale, un anno e due mesi dalla prima aggiudicazione, ancora non si sa chi dovrà costruire il Campus di ricerca e alta formazione Fiat-Regione Basilicata. La colpa dell’ultimo ritardo è proprio dell’appalto da 4milioni e 200mila euro di base d’asta per la realizzazione di “un fabbricato destinato a ospitare linee di produzione pilota, finalizzate alla ricerca dell’ottimizzazione dei processi produttivi, con uffici e laboratori a elevato contenuto tecnologico, e aree di formazione con l’ausilio di sistemi di proiezione tridimensionale”. Questo il progetto sulla carta. Qualcosa dev’essere andato storto al Comune di Melfi, dov’è stata gestita la gara. A febbraio il Quotidiano ne aveva dato notizia dopo la sentenza del Tar Basilicata che ha annullato l’affidamento dei lavori a una cordata di imprese lucane capeggiata dalla Edil Vulture, una ditta proprio della città di Federico, confermando le ragioni per cui tre mesi prima aveva già fermato l’apertura dei cantieri. Al suo posto per la stipula del contratto venivano indicati i secondi classificati, dei quattro che avevano presentato un’offerta, ossia i campani dell’Ati Protecnoimpianti s.r.l. e Dell’Acqua Costruzioni S.r.l.. Edil Vulture, spalleggiata dal Comune di Melfi, non si sarebbe comunque data per vinta arrivando fino in Consiglio di Stato per cercare di ribaltare la decisione di primo grado. Niente da fare: i giudici di Palazzo Spada avrebbero respinto il ricorso suggerendo all’amministrazione di affidare quei lavori alle ditte “di fuori” per evitare conseguenze peggiori. Per farla breve, Protecnoimpianti s.r.l. e Dell’Acqua Costruzioni S.r.l non sarebbero state messe in condizioni di partecipare alla gara alla pari con la concorrenza. Inoltre andava censurata la scelta di attribuire nella valutazione delle offerte un punteggio sproporzionato all’elemento della progettazione, rispetto a quello dell’offerta più vantaggiosa, cosa che in genere introduce un elemento di forte discrezionalità da parte della commissione di gara, sospetti e dietrologie. Incassato il colpo, il Comune, questa volta da solo, si sarebbe trovato davanti a una scelta quasi obbligata: affidare i lavori, come suggerito dalle sentenze dei giudici, facendo ammenda per l’accaduto. E invece no. Si è deciso di indire una nuova gara, questa volta al massimo ribasso, ripubblicando un bando per le imprese interessate. Aperte le buste con le offerte quella dell’Ati Protecnoimpianti s.r.l. e Dell’Acqua Costruzioni S.r.l. sarebbe stata esclusa, così i campani sono tornati davanti al Tar, questa volta con una richiesta di risarcimento per 600mila euro. Oggi sul sito del Comune di Melfi compare un avviso del 21 novembre: preso atto della decisione in via cautelare dei giudici amministrativi si sospende la nuova gara. «La decisione definitiva in merito a quest’appalto» verrà resa nota. Ma la data è ancora da destinarsi.

Leo Amato

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