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CORIGLIANO (CS) – Sono stati i loro amici pescatori, il 1 maggio scorso, ad avvisarle. «Venite, vi hanno avvelenato i cani». Baggio, Melody, una cucciola di sei mesi che era stata appena sterilizzata, e un cagnolino bianco del branco di 20 cani, che vive stabilmente attorno al porto di Schiavonea, erano a terra, duri, gonfi. Senza vita. Martina e Gabriella Conforti, gemelle di 25 anni, laurea, la prima in Lettere moderne e l’altra in Scienze della Formazione primaria, che vivono a Corigliano, si sono precipitate sul posto indicato. E lì non sono riuscite a trattenere le lacrime per la disperazione, per non essere riuscite, nonostante i loro sforzi sovrumani, a proteggere i loro amici: i cani di strada, quelli che non guarda nessuno, che cercano il cibo tra i rifiuti, che bevono nelle pozzanghere e che durante l’inverno si stringono uno accanto all’altro, in un anfratto del porto, per sconfiggere il freddo pungente che li assale. Già da tempo le due ragazze avevano iniziato con la sterilizzazione di alcune cagne e avevano dato in adozione undici di loro.

La notizia dell’avvelenamento dei cani del porto di Schiavonea, ha fatto il giro del web e ha suscitato moltissime reazioni in tutta Italia. Perchè Martina e Gabriella hanno un loro sito: “Esperanza: aiutiamo i senza voce”, e da tre anni hanno creato una rete di solidarietà per aiutare i cani che finiscono per strada o che della strada sono figli naturali. E loro si impegnano per offrirgli un’altra possibilità: uno stallo o un’adozione. E comunque cibo, acqua, cure e amore. Quello che solo due ragazze dotate di particolare sensibilità verso i “senza voce” possono offrire, facendo sacrifici personali incredibili, rinunciando a svaghi e divertimenti per dedicargli il loro tempo. E sono proprio i cani di nessuno, i più sfortunati, quelli esposti a tutti i pericoli della strada, che diventano i cani di Martina e Gabriella e tutta l’italia lo sa. E le incoraggia, condivide ansie e appelli. Sono tanti i cani che hanno trovato una casa grazie a loro. E ogni volta è una scommessa vinta e la voglia di continuare a prendersi cura di quelle creature dagli occhi intensi, diventa sempre più forte. Una missione, la possibilità, attraverso il loro atto d’amore nei confronti di quelle creature indifese, di cambiare il mondo. Quello fatto di persone che colpiscono alle spalle, che diventano giudici e carnefici, e che tolgono la vita creando dolore e sofferenza in chi è capace di andare oltre pelo sporco e zecche, e vedere anima e occhi sinceri. 

«I pescatori ci danno una mano – racconta Martina. Io e mia sorella Gabriella siamo diventate loro amiche e spesso ci aiutano portando qualcosa da mangiare ai nostri cani». E sono stati proprio i pescatori di Schiavonea a dare l’allarme. E loro si sono precipitate e sono passate all’attacco: fiale di Atropina per tutti, nel caso in cui altri cani avessero mangiato il cibo avvelenato. Uno di loro che aveva iniziato a salivare eccessivamente è stato subito preso e curato nel modo più appropriato e anche alcuni cuccioli sono stati allontanati dalla mamma per impedire loro di succhiare il latte che poteva essere contaminato. Una triste giornata per le due ragazze ma hanno reagito e hanno chiesto aiuto a tutta Italia. Vogliono far adottare i loro cani. Vogliono dare loro un futuro, vogliono vederli correre felici, lontani da quel porto, lontani dal veleno.

 

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