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CIRÒ MARINA (KR) – Che la testata di un canyon sottomarino sia proprio a ridosso del porto turistico-peschereccio di Cirò Marina, era risaputo. Nessuno studioso, però, finora, aveva ipotizzato la necessità di spostare «il porto intero» nel caso di una ulteriore progressione della testata del canyon.

Questa ipotesi è stata appena formulata da Silvia Ceramicola, biologa marina presso l’Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale (Ogs), al termine di uno studio scientifico condotto in Calabria dal Cnr, con tecnologie sofisticate, per valutare «i rischi associati ai canyon».

L’attenzione degli scienziati si è concentrata sulla Calabria, in quanto, stando alle dichiarazioni rilasciate su Repubblica.it dalla biologa Ceramicola, «è un caso unico al mondo e lo abbiamo scoperto da poco. Il settore marino – prosegue – si sta abbassando, mentre quello emerso si sta sollevando e questo genera una costa molto dinamica».

L’esperta sospetta che in Calabria «i canyon si stiano sviluppando rapidamente». A suo parere, il rischio principale è legato al progredire dei canyon verso la linea costiera. «La testata di alcuni canyon – sottolinea – proprio a ridosso delle coste mette a rischio infrastrutture come porti, strade, ferrovie».

Ed ecco che la biologa Ceramicola avverte: «A Cirò Marina, in Calabria, un canyon sta progredendo rapidamente verso il porto. Qui dovremmo compiere misure frequenti per evitare danni importanti alle infrastrutture. A un certo punto – anticipa – potremmo dover spostare il porto intero».

Ne consegue la necessità di un monitoraggio costante. Lo studio, recente, è stato l’oggetto del progetto “Magic”, promosso dal Cnr, da diverse università, dall’Ogs, e voluto dalla Protezione Civile per accertare i rischi geologici e ambientali in alcune aree marine italiane. Le risultanze di questo studio non sono comunque ancora pervenute al Cnr- Irpi di Cosenza, come abbiamo verificato ieri.

Anzi, un ricercatore ci ha rinviato all’ex direttore della sede cosentina, il geologo Giovanni Marino Sorriso Valvo, oggi in pensione, perché questi conosce molto bene il caso “Cirò Marina”, avendolo studiato da vicino in virtù di una convenzione stipulata anni fa con la Protezione Civile e in qualità di responsabile scientifico dell’equipe incaricata delle indagini.

Ebbene, Sorriso Valvo ha confermato che «il canyon c’è» a ridosso del porto e potrebbe dare fastidio al molo foraneo. Lui, però, non è in possesso di dati aggiornati. Subito dopo, a scanso di equivoci, ha inteso ricordare che il fenomeno manifestatosi a Cirò Marina il 28 luglio del 2004, quando si aprì nel terreno una linea di frattura lunga circa 4 chilometri, si può fare risalire «o a una frana enorme oppure a una faglia». Insomma, il canyon cirotano, che è una valle appena accennata e non è neppure lontanamente paragonabile a quello del Colorado, «non c’entra con la linea di frattura». Certo, andrebbe monitorato. Sul punto il geologo Sorriso Valvo concorda con la biologa marina Silvia Ceramicola. Gli interesserebbe altresì, e la sua è una curiosità da scienziato, sapere se è intervenuta una variazione della forma del canyon cirotano. Occorrerà attendere la pubblicazione dei recenti studi per saperne di più. 

Il porto di Cirò Marina si trova nel centro abitato. Negli anni ’90 i suoi progettisti scelsero questa ubicazione, contestata dai fautori del porto canale a Punta Alice, anche per proteggere la prima linea di case dalle frequenti mareggiate. I rischi derivanti dalla presenza del canyon non possono essere sottovalutati.

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