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È la situazione ibrida in cui si trovano i lavoratori in una situazione che li vede senza contratti ma con l’azienda al centro di tanti sprechi

CATANZARO – Un ibrido che, forse, è causa di sprechi milionari. E’ la paradossale situazione in cui si trova l’azienda Calabria Verde, i cui dipendenti, dopo una decisione della Corte di Cassazione del giugno 2014, sono equiparati a quelli del pubblico impiego. Prima, invece, il contratto aveva natura privatistica, anche se si applicava a dipendenti di un’azienda istituita con legge regionale (la 20 del ’92). Quella sentenza che cassava senza rinvio una precedente decisione della Corte d’Appello di Reggio Calabria, accogliendo le tesi difensive dell’Afor, poi Calabria Verde, ormai riconosciuta ente pubblico non economico, costituisce un precedente a cui si sono uniformati vari Tribunali della regione davanti a quali pendevano migliaia di ricorsi di operai forestali le cui pretese sono state ritenute infondate. Non avrebbero, infatti, più diritto a quattordicesime, indennità varie e spettanze derivanti dal contratto integrativo regionale. E per il riconoscimento economico conseguente agli avanzamenti di livello si dovrebbe passare attraverso procedure concorsuali per cui è meglio rinunciare se non si vuole soccombere e pagare le spese processuali.

Ma, a quanto pare, le buste paga sono ancora quelle del contratto privatistico. In cui le voci Cir (contratto integrativo regionale), le varie indennità (per mensa, attrezzi, lavoro in alta montagna…) e addirittura anche il trattamento previsto dalla Cassa integrazione contribuiscono ad arrotondare gli emolumenti. Insomma, due pesi e due misure. Davanti ai vari Tribunali del Lavoro della Calabria i legali di Calabria Verde, ex Afor, si rifanno a quella pronuncia della Cassazione, da cui discende che «le pubbliche amministrazioni non possono assumere obbligazioni in contrasto con i vincoli risultanti dai contratti collettivi nazionali». Facciamo un esempio pratico. I dirigenti dell’ufficio legale dell’azienda esultano appena viene pubblicata quella sentenza che pone fine a una serie impressionante di contenziosi, nati per i motivi più disparati. Perché, sempre per esempio, un autista l’Afor poteva mandarlo, magari d’estate, a far parte delle squadre Aib (antincendio boscivo), per svolgere una serie di prestazioni ulteriori che, secondo i ricorrenti, comportavano il riconoscimento di mansioni superiori. Ma le pretese del lavoratore non possono più trovare fondamento nella normativa collettiva di diritto comune e la sua istanza viene respinta.

Da due anni è così e le controversie non vengono più trattate nel merito. Perché i giudici danno ragione all’Afor, oggi Calabria Verde, che osservano che i contratti invocati non sono conformi ai dettami fissati dal testo unico del pubblico impiego. Andiamo a vedere una busta paga di dicembre 2016. Accanto allo stipendio base di un operaio specializzato, che al lordo ammonta a 1344 euro, figurano una serie di voci che non dovrebbero trovare spazio nel contratto degli enti locali e sono ancora quelle del contratto degli idraulico-forestali. Cir, indennità come quella per lavori disagiati, addirittura la Cig. Già, perché a dicembre l’Afor si ritrova senza un euro e deve chiedere aiuto all’Inps. Altra anomalia che balza all’attenzione dei giuslavoristi impegnati nelle varie aule di giustizia della Calabria nella trattazione di questi procedimenti. «Sarebbe come se un insegnante a un certo punto venisse messo in cassa integrazione», dice un addetto ai lavori. Ma questo è un altro capitolo. Tornaimo alla busta paga recente, successiva di due anni alla decisione della Cassazione, e moltiplichiamo, per esempio, la voce Cir (contratto integrativo regionale) per dodici mensilità e quindi per 6000, quanti all’incirca sono gli operai forestali. Il risultato è 11 milioni e 100.240 euro. E non è nemmeno la voce più onerosa. Un calcolo preciso spetterebbe agli specialisti in materia di danno erariale, forse. Senza dire del silenzio totale dei sindacati, la cui maggior parte di iscritti proviene dal comparto della forestazione.

E il vertice di Calabria Verde, come si sta regolando in questo limbo? Da quanto è stato possibile apprendere, ogni anno il dirigente dell’ufficio legale fa le dovute comunicazioni a quello del personale perché siano attuate le misure in aderenza a quanto sancito dalla sentenza 14530713 della Corte Suprema di Cassazione, Sezione Lavoro. Ma quell’avvertenza è rimasta lettera morta.

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