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POTENZA – Un pugno nello stomaco. Improvviso. Di quelli che annebbiano la vista e rischiano di far spegnere la luce. E’ accaduto però nell’aula del consiglio regionale e non su un ring di pugilato. Si votava per il rinnovo dell’Ufficio di presidenza. Una prassi annuale. Di solito un passaggio istituzionale automatico e di ratifica degli accordi precedentemente raggiunti all’interno dei gruppi consiliari. L’ufficio di presidenza del consiglio è il massimo organo di garanzia per il rispetto delle norme interne al Palazzo.
Ma ieri dopo le 14 è accaduto tutto e il contrario di tutto. Proprio sulla designazione di quelli che dovrebbero garantire l’aulicità dell’aula legislativa regionale. O meglio sulle due postazioni minori di tutto l’ufficio di presidenza. Quella dei consiglieri segretari. In precedenza infatti l’elezione del presidente (è stato riconfermato Vincenzo Folino) e dei due vicepresidenti (eletti Enrico Mazzeo per la maggioranza e Franco Mattia per la minoranza) si è svolta con scioltezza. E non c’erano segnali che da lì a poco sarebbe esploso il finimondo.
Tanto che il capogruppo del Pd, Vincenzo Viti (in foto) al cronista, attraverso la vetrata che delimita lo spazio dei consiglieri da quello dello stampa e del pubblico, aveva fatto segno di avere tutto sotto controllo.
Non si aspettava evidentemente il colpo “gobbo” (o come si usa dire in gergo il voto dei franchi tiratori) di alcuni esponenti del centrosinistra e probabilmente del suo stesso partito.
E non se l’aspettava nemmeno il presidente della giunta Vito De Filippo che appena registrato il risultato a sorpresa a favore di Franco Mollica dell’Mpa e a sfavore di Mariano Pici del Pdl ha lasciato il proprio posto per avvicinarsi ai banchi del Pd e chiedere spiegazioni. In maniera dura e scuro in volto.
Da lì in poi la confusione ha regnato sovrana in aula. I consiglieri del Pdl guidati da Nicola Pagliuca hanno abbandonato l’aula. Senza una parola. L’ultimo a lasciare il proprio scranno è stato Mario Venezia. Una protesta verbale avrebbe fatto meno effetto. Il tutto sotto lo sguardo preoccupato degli assessori e del presidente Vincenzo Folino appena rieletto (De Filippo era di lato a chiedere spiegazioni).
Il più lucido è sembrato Marcello Pittella del Partito democratico che immediatamente ha chiesto un a sospensione momentanea dei lavori «per una riuione del nostro gruppo». Accordata.
E intanto è partita la “caccia” ai franchi tiratori. L’aria di sospetto ha iniziato a pesare su tutti i consiglieri di maggioranza. Qualcuno non c’è stato al gioco è ha chiarito a muso duro. Come Rocco Vita del Psi che ha invitato il Pd stesso a considerare la questione al proprio interno e a constatare il problema in termini politici. Giannino Romaniello della Sel ha fatto lo stesso parlando senza mezzi termini di «una brutta pagina di questo consiglio» e ha rincarato: «Stiamo offrendo un pessimo spettacolo».
Anche il neo capogruppo dell’Idv (per staffetta interna Antonio Autilio è passato alla presidenza della seconda Commissione permanente e Mazzeo alla vicepresiden za dell’assemblea) Nicola Benedetto ha espresso «il voto coerente dell’Italia dei valori rispetto alle decisione del centrosinistra» rimandano il sospetto ad altri.
Ma il peggio doveva ancora venire. Al rientro in aula infatti, Vincenzo Viti ha preso la parola invitando i franchi tiratori a uscire allo scoperto. Poco dopo avrebbe anche parlato alla televisione di «mal di pancia che vanno curati con le purghe».
Ma questo ha provocato la reazione prima di Franco Mollica che con otto voti (il suo, quello di Falotico, di Navazio e di Singetta più 4 “anonimi”) è il nuovo segretario consigliere per l’opposizione e che ha chiesto «rispetto per la votazione» e per il ruolo di esponente della seconda opposizione consiliare.
Screzi quindi prima con Pittella e poi con lo stesso Viti. Ma la tensione non è scesa. Anzi. Fino a quando Roberto Falotico ha sbottato nei confronti dello stesso Viti accusandolo di volersi sostituire anche all’opposizione del Pdl. Rosso in viso Viti ha provato una reazione, stoppata dalle urla di Falotico: «Sei una vergogna, sei vergognoso…».
Intanto i pidiellini in un’altra sede decidevano per protesta di non partecipare più ai lavori del consiglio fini a quando «non sarà sanato questo gravissimo strappo istituzionale». In aula comunque con l’abbandono degli scranni anche da parte di Mollica, Falotico e Navazio mancava il numero legale per proseguire. Visto il clima forse è stato meglio così anche se non è stata affrontata la delicata questione dell’Agrobios e della Cutolo.
Ma la delicatezze della vicenda si è trasferita in altre sedi. Verso le 18 attraverso una nota, Vincenzo Viti ha comunicato le proprie dimissioni da capogruppo mentre quelli del Pdl hanno fatto sapere di abbandonare tutte le cariche istituzionali riservate all’opposizione, compresa quella dell’appena eletto vicepresidente del consiglio Mattia.
Quello che è emerso in ogni caso è stata la volontà da parte del presidente della giunta De Filippo e del presidente del consiglio Folino di cominciare già da oggi a mettere la discussione sul piano della politica.
In serata infine è arrivata la blindatura di Viti da parte del segretario regionale del Pd, Roberto Speranza che è all’estero: «Le dimissioni di Vincenzo Viti da presidente del gruppo del Pd sono un atto forte che deve indurre tutte le forze politiche ad una seria riflessione. Un atto che richiama al più leale e vero confronto tra le forze politiche consiliari nel pieno rispetto delle istituzioni regionali. A Viti rinnovo la mia piena fiducia, nella sicura convinzione che il suo operato di presidente del gruppo Pd in consiglio regionale è indispensabile per dare qualità e rigore alla nostra azione consiliare».
Tornando al voto, per la carica si segretario consigliere del centrosinistra è stato riconfermato Luigi Scaglione dei Popolari uniti con 13 voti.

Salvatore Santoro

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