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NASCE tutto dalla pagina wikipedia – piattaforma open, come noto, modificabile da chiunque e senza citare le fonti – della trasmissione “L’anno che verrà”: accanto ai conduttori (Fabrizio Frizzi e Flavio Insinna) da due giorni vengono indicati gli artisti annunciati sul palco di piazza Vittorio Veneto a Matera la sera del 31 dicembre: «The Kolors, Max Pezzali, Il Volo, Gabriele Cirilli, Malika Ayane, Massimo Ranieri, Moreno, Raphael Gualazzi, Francesca Michielin, Emanuela Aureli, Francesco Cicchella, Sergio Friscia, Antonella Arfè, Raffaele Sangiorgio, Giulia Luzi, Chiara Galiazzo, Annalisa, Elisa, Carlo Conti (Collaboratore dell’evento)», qualcosa di simile a una scuderia che solitamente si muove compatta per i palinsesti Rai ed esporta il format anche in serate live.

Parte la condivisione matta e disperata sui social, alimentata da alcune testate web che nel titolo non usano condizionale e si piegano alla teoria del clickbait. I lettori – compreso qualche politico – ci cascano e rilanciano ma sono in buona fede e l’entusiasmo forse è anche comprensibile, non tanto per i nomi ma per la vetrina che sarà innegabilmente assicurata a Matera.

Magari quei 19 nomi, tutti o in parte, saranno confermati, ma il nodo non è quello: come riportato ieri anche dal Quotidiano, c’è ancora qualche dubbio sul volume del finanziamento della Regione (si parla di 400mila euro contro il milione assicurato dalla Val d’Aosta nelle ultime tre edizioni ospitate a Courmayeur) e dunque sulla fattibilità stessa della trasmissione. Il rischio è che, chiunque sia l’artista di punta sul palco o il presentatore della notte di San Silvestro, tra un mese si assisterà alla profezia auto-avverantesi dell’eventificio scongiurato dal neosindaco De Ruggieri e dunque avvertito come rischio. Dietro l’angolo.

Nel dibattito che puntualmente si dipana su facebook, coglie bene la cifra di un idem sentire Mariateresa Cascino, organizzatrice culturale di altro tipo di eventi, non certo mainstream (in questa pagina, peraltro, quello che parte oggi): «Non sarà un eventificio. No. Intanto siamo tutti spettatori e per nulla produttori. Ci hanno tolto strumenti di programmazione e possibilità di costruire contenuti intelligenti anche con operatori internazionali portati qui con le nostre forze e le nostre relazioni, contribuendo anche a generare lavoro, oltre che scambio e confronto. Pontificano e auspicano senza costruire percorsi paralleli a Matera2019. Intanto per il nuovo anno ci vediamo su Rai 1. Tranquilli, non sarà un eventificio, però chapeau alle buone intenzioni. La differenza tra il dire e il fare è il fare». Segue dibattito, tra rimorsi («Quando si dice i guasti della politica! Un PD serio non avrebbe mai buttato giù un Sindaco già così accreditato nel mondo della Cultura, locale ed internazionale, x sprofondare giù sempre più giù… Matteo qualche rimorsino di coscienza no?») e rese («rassegnatevi. io l’ho fatto. vivo meglio»).

I commenti su fb sono lo specchio dei timori dei materani – e in generale lucani – attenti e sensibili a una certa idea di consumi culturali: sono i dubbi, che non partono oggi e andranno ben oltre la notte di San Silvestro, di una comunità che si prepara ai lustrini della prima serata più nazionalpopolare dell’anno (appena dopo Sanremo, forse) dopo che negli ultimi dodici mesi si è già alquanto “alberobellizzata”, trasformata in bancarella, tra overbooking e paccottiglia da souvenir, cineserie, accoglienza germinata con ritmi discutibili e boom di rosticcerie, prezzi lievitati, in una formula che rischia di apparire quanto prima decotta come le luminarie natalizie di Salerno o implodere come il Salento in via di massificazione esponenziale. Il tutto mentre il Musma si è svuotato. Non era certo l’idea di Capitale di Paolo Verri, direttore del comitato organizzatore, e di Joseph Grima, che da direttore artistico in un’intervista al nostro giornale spiegò bene l’idea di ciò che il 2019 non dev’essere: il grande palco (a cosa vi fa pensare?).

Alessandro Leogrande, in un lungo articolo apparso due mesi e mezzo fa su Internazionale, si è soffermato sui concetti di «“cittadinanza culturale” e di “open culture”, che dovrebbero tracciare le linee guida per la città nei prossimi anni. Più che una serie di esempi concreti, il dossier individua dei possibili contenitori e laboratori culturali all’interno dei quali sia possibile “incrementare le relazioni internazionali, valorizzare un movimento emergente di creative bureaucracy, ma soprattutto fare di Matera la più importante piattaforma aperta del sistema culturale del sud Europa”. Leggendo il dossier di Matera 2019 – ha argomentato lo scrittore e giornalista – l’obiettivo sembra subito chiaro: non solo moltiplicare mostre ben fatte come quella su Pasolini o festival come Materadio (che ogni anno, per alcuni giorni, Radio 3 organizza nella città dei Sassi), ma provare ad allargare la partecipazione e gli scambi culturali seguendo due linee. Da una parte puntare sul coinvolgimento della stessa città, dei giovani residenti e di quelli che ritornano; dall’altra sulla intensificazione di una rete internazionale gravitante su altri festival, fondazioni, centri culturali stranieri».

Quanto di più lontano dal trittico Frizzi-Insinna-Conti, che può scatenare battute su “pacchi” di cui la Basilicata non ha bisogno, mentre il fantozziano countdown della mezzanotte preludio ai trenini giubilanti che intonano A-E-I-O-U-Y ha molto di “remoto” e poco di “futuro” nella felice formula-ossimoro riportata nel Dossier. Questione di gusti. Ma per non farci mancare nulla c’è addirittura una lettura geo-commerciale che vuole la scelta materana legata alla decisione di Canale 5 di affidare il suo contro-concertone in diretta per la seconda volta consecutiva a Gigi D’Alessio, ma spostando l’asse a Est, da Napoli a Bari. Un modo per rimescolare le carte di una presunta rivalità in vista del 2019, tra sindaci pugliesi che parlano della Capitale 2019 come fosse una città loro corregionale, manager contesi, trasporti sbilanciati e ricadute economiche su un territorio piuttosto che su un altro. Il modo peggiore per iniziare il 2016, al di là del programma-evento.

e.furia@luedi.it

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