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POTENZA – «Poche regole che vi aiuteranno ad essere protagonisti dell’evento, buona Parata storica dei Turchi». Alla faccia delle «poche regole», e se invece erano tante? Gli organizzatori dell’evento potentino hanno diffuso un ipertrofico decalogo, lo chiamiamo così anche se in realtà decalogo non è (19 punti, ne bastava un altro e sarebbe stato un bi-decalogo). In pratica manca solo il divieto di commettere reati, ma soltanto perché quello vige anche al di fuori della parata.
Anzitutto una cosa, che poi forse andava messa al primo punto visti i tempi che corrono: niente selfie, instagrammate, tweet o periscopate (non è una parolaccia), perché, come intima il punto 7, senza dubbio il più difficile da rispettare e dunque quello su cui consigliamo di vigilare con maggiore attenzione, è «assolutamente VIETATO ai figuranti l’uso di telefoni cellulari (da tenere categoricamente spenti) e di altri apparecchi elettronici (questi invece da tenere accesi? Ndr) durante la manifestazione».
Sono ben 9 gli «assolutamente VIETATO» urlati in maiuscolo nel documento fronte retro. L’immagine che ne emerge è un corteo storico davvero blindato negli aspetti disciplinari, anzi militarizzato. Si va dalle avvertenze scontate (l’obbligo di «mantenere un atteggiamento dignitoso nel rispetto della manifestazione», «vestire l’abito e le scarpe consegnati avendone cura e rispetto» e «sfilare tenendo conto delle istruzioni ricevute dall’organizzazione, e comunque in ordine di sfilata, mantenendo la posa di sfilata anche nei momenti di fermo», che non è la misura cautelare, o almeno così si spera) alle regole valide nel quotidiano (vietato «buttare cartacce, fazzolettini di carta e quant’altro in strada»), dal divieto di interagire coi cittadini – compresi quelli «venuti ad assistere alla manifestazione con toni maleducati, provocatori o irridenti» – a quelli che travalicano il comune senso civico e invadono il campo dei gusti personali: il punto 6, per dire, intima di «tenere sempre un comportamento ed un contegno disciplinarmente corretti» e «non assumere atteggiamenti e movenze o usare abbigliamenti e acconciature in contrasto con i principi del buon costume». Tutto ciò per evitare «di ledere con la propria partecipazione, in qualsiasi modo, la riuscita della stessa». Chiaro che l’alcool, come il fumo, è bandito – e anche qui non si può essere che d’accordo a prescindere, per questioni di salute più che per un approccio talebano –, ma i figuranti non possono portare con sé neppure bevande in lattina o plastica, tanto «saranno allestite postazioni di ristoro».
Dove invece è a rischio la libertà di espressione è ai punti 11-12: a parte il mantenimento della «postura diritta», i turchi saranno obbligati a «evitare l’interscambio di commenti e risatine, in particolare nei luoghi di maggior affollamento dei cittadini venuti ad assistere alla manifestazione» né potranno «chiacchierare con gli altri» o «rispondere al saluto e ai commenti dei cittadini».
E un occhio attento sorveglierà anche su eventuali «frasi, gesti, oggetti o capi di vestiario aventi riferimenti anche indirettamente pubblicitari e/o promozionali». E qui siamo entrati nel campo minato dell’abbigliamento: non si può sfilare in «jeans, magliette sia a manica corta che lunga, e in genere» è bandito l’«abbigliamento visibile», nel senso forse di vistoso ma comunque «non in linea con i costumi indossati. È altresì assolutamente VIETATO – intima il punto 15 – indossare occhiali da sole, collane o ciondoli di qualsiasi tipo, piercing, braccialetti, orologi, scarpe da ginnastica etc…». Figurarsi i tatuaggi («spesso con immagini non esattamente consone»), da «coprire con indumenti aggiuntivi o cover make up» ma, in questo secondo caso, anch’esso «assolutamente VIETATO» se «poco consono» e «non ottemperante dei consigli precedentemente indicati dalla direzione del Comitato».
Al punto 18 – dai che abbiamo quasi finito – il tono si fa a tratti carabinieresco: «L’organizzazione si riserva altresì il diritto di escludere in qualsiasi momento i Figuranti qualora questi assumano una condotta contraria ai principi di correttezza e buona fede e quando assumano un contegno irrispettoso della decenza e della morale pubblica. L’inosservanza potrà comportare, in qualsiasi momento, salvo sanzioni eventualmente previste dalla legge, l’esclusione o l’allontanamento dalla sfilata e l’annotazione e l’esclusione per le edizioni successive».
Una volta osservate queste «piccole regole», ai poveri figuranti non resta che impegnarsi (se ci riescono) pure a «segnalare al comitato la presenza di soggetti millantatori e sobillatori a vario livello, che, spacciandosi per addetti e/o collaboratori della manifestazione, chiedano denaro o inducano atteggiamenti non consoni al corretto svolgimento della manifestazione». Quando tutto sarà finito, un bel sospiro di sollievo, poi via a riaccendere lo smartphone, a truccarsi e a chiacchierare sfoggiando tatuaggi e piercing davanti a una birra o fumando una sigaretta. Ma fate i buoni se potete, anche dopo la Parata.

e.furia@luedi.it

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