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Il direttore generale del Dipartimento Ambiente della Regione, Donato Viggiano, ha comunicato di sentirsi diffamato dalle notizie pubblicate dal Quotidiano sulla vicenda del Centro Oli annunciando di querelare Leo Amato e la sottoscritta. Valutino i lettori le notizie che abbiamo reso pubbliche. Abbiamo scritto che la moglie di Viggiano era socia di una società che si è occupata dei lavori al centro Eni. Notizia vera, confermata dallo stesso Viggiano che ha precisato che la consorte non ha guadagnato nulla, anzi, c’ha rimesso. La lettera del dottor Viggiano l’abbiamo pubblicata a sei colonne, esattamente come avevamo pubblicato la notizia il giorno prima. Stessa collocazione in prima pagina. Abbiamo poi continuato l’inchiesta prendendo spunto da un report dell’Eni che lascia dubbi sulla natura dei lavori fatti: non si capisce — ripeto da quello che si legge in un documento pubblico aziendale — se si tratti di lavori di ristrutturazione o dell’avvio di un ampliamento che la Regione afferma solo programmato e mai autorizzato, ma che l’Eni asserisce aver già in parte realizzato. Si mettessero d’accordo. Il problema è, evidentemente, un altro. Che capisco e rispetto ma che non può tradursi in rabbiosa reazione. Che Viggiano sia un ottimo dirigente è valutazione molto diffusa. Il fatto di trovarsi infilato in una faccenda poco opportuna non ne mina la credibilità professionalità. Mi rendo conto che in un contesto di cultura politica confessionale e comunista questa mia posizione culturale può apparire troppo eretica. Ma è l’unica che laicamente professo. Esattamente la stessa posizione che cercavo di spiegare ieri a proposito dell’inchiesta sui consiglieri regionali. Se Viggiano è il migliore dei direttori possibili, stia al suo posto. E rivendichi le cose fatte. Cari lettori, io so che voi avete apprezzato il nostro sforzo d’inchiesta e questo mi basta. Io, vicina alla mia centesima querela, «resisto eticamente alle menzogne» come dice il presidente De Filippo.

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