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La procura della Repubblica presso il tribunale di Castrovillari ha riaperto l’inchiesta sull’omicidio di Donato Bergamini, l’ex calciatore del Cosenza morto il 18 novembre dell’89 sulla strada statale 106 jonica nei pressi di Roseto Capo Spulico. Tecnicamente il procuratore capo di Castrovillari, Franco Giacomantonio, e il sostituto procuratore Larissa Catella, che stanno lavorando insieme sul caso, hanno fatto richiesta all’ufficio del giudice per le indagini preliminari di riapertura di una vecchia indagine a carico di ignoti aperta e archiviata alcuni anni fa. Nulla, dunque, a che vedere con il processo, ormai cristallizzato nella sua sentenza definitiva che ha decretato il “suicidio” dell’attaccante di Argenta (Ferrara) tanto amato in maglia rossoblu. La decisione della procura arriva esattamente dopo due settimane di lettura del ricco incartamento presentato dall’avvocato Eugenio Gallerani che costituisce la formale “richiesta di riapertura delle indagini” sul caso Bergamini. Oltre duecento pagine di “richiesta”, sessanta allegati e un centinaio di fotografie. Materiale nel quale si concretizza tutto il lavoro realizzato dallo staff medico-legale coordinato dall’avvocato ingaggiato dalla famiglia Bergamini proprio per fornire ai magistrati di Castrovillari i nuovi elementi investigativi necessari per chiedere la riapertura del caso e, di conseguenza, la revisione della sentenza della Corte d’appello di Catanzaro – che nel giugno 1992 ha chiuso il processo per “suicidio”. Nel faldone ci sono anche nomi di testimoni mai ascoltati prima; di episodi trascurati o mostrati sotto una nuova luce. Si dovrà decidere ora quale forza di polizia dovrà occuparsi del caso, visto che la richiesta di apertura è tecnicamente riferita non all’indagine dei carabinieri che ha portato al processo chiuso in Corte d’Appello nel ’92, ma a quella partita nel ’94 su iniziativa della Questura di Cosenza (per accertare, o smentire, le ipotetiche responsabilità di un poliziotto) ed archiviata pochi mesi dopo.

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