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SALERNO – Filomena questa volta non ce l’ha fatta. Stavano proiettando le immagini di una riproduzione fedele dello scempio del corpo di sua figlia quando aveva smesso ormai di opporre resistenza. Uno per uno venivano mostrati gli abiti che aveva indosso, come sono stati tagliati, le manovre dell’assassino, e le rispettive posizioni.
Il suo sguardo si è fatto livido in un modo che chi le sta vicino ha imparato a riconoscere da lontano. Le pupille le si sono illuminate di lacrime mai scese sul suo viso, perchè prima di mostrare un cedimento davanti a tutti, Filomena si è alzata ed è uscita dall’aula a testa alta, con la schiena dritta e le mani conserte. Marco Gallo, l’investigatore privato, l’ha accompagnata a distanza e in silenzio a prendere un caffè al secondo piano del Palazzo di giustizia di Salerno, una splendida struttura in stile neoclassico sul corso principale della città.
Poi Filomena è tornata in udienza e si è seduta di nuovo al suo posto, dove ha ascoltato il resto delle relazioni dei periti e le domande di avvocati e magistrati. Alla fine è andata a ringraziare entrambi: Alessandro Travaglini, il botanico; e la paleontologa Eva Sacchi. Li ha baciati sulle guance come aveva fatto lunedì con i primi due sentiti davanti al gip, Giorgio Portera e Cristina Cattaneo, che hanno esaminato le impronte digitali sui reperti del sottotetto, le ferite sul corpo di sua figlia, e le ciocche di capelli tagliate dal suo assassino.
Non è stato facile perchè la perizia di Eva Sacchi ha stabilito che Elisa è salita nel sottotetto della chiesa della Trinità sulle sue gambe. «Lei non sarebbe mai salita lassù», andava ripetendo Filomena temendo che qualcuno osasse mettere in dubbio la serietà di sua figlia. Ma qui la serietà non c’entra. Il profilo del suo assassino parla di un uomo molto malato, consapevole del carattere antisociale delle sue azioni, e per questo abituato a manipolare le sue vittime di turno.
Elisa è salita lassù probabilmente con l’inganno. Lunedì Cristina Cattaneo ha spiegato che il suo aggressore l’ha assalita di spalle, tenendola ferma con un braccio e infierendo con l’altra mano. Ieri Eva Sacchi ha aggiunto cosa è accaduto quando la ragazza ha smesso di lottare. L’assassino, inginocchiato al suo fianco, le ha sollevato la maglia e ha cominciato ha tagliarle il top, poi il reggiseno. È passato ai pantaloni dall’orlo inferiore della gamba destra. Con una forbice è arrivato fino alla tasca, Un taglio lungo e preciso. Ma si è dovuto arrendere di fronte alla spessa cucitura del jeans. Allora ha preso il corpo e lo ha rigirato, e ha tagliato dall’alto fino alla coscia destra. Lo ha rigirato. Ha tirato giù i pantaloni. Ha tirato giù anche gli slip.
Quello che cercava stava tutto lì, e a questo punto si è fermato. Il corpo è stato ritrovato esattamente in questo modo.
Ma da allora è successo altro nel sottotetto. Qualcuno ha occultato il cadavere. Non si sa quando di preciso ma è stata aperta una “finestra” tra le assi del tetto, forse per permettere ai miasmi della decomposizione di liberarsi nell’aria. Sulla maglia di Elisa, Eva Sacchi ha individuato una macchia di ruggine rappresa compatibile con la presenza di un oggetto, tipo un chiodo proprio in quel punto.
Non un chiodo e basta, un chiodo con qualcosa che lo schiacciava, forse una tavola, ma di entrabi, chiodo e tavola, il giorno del ritrovamento ufficiale del corpo non c’è traccia.

Leo Amato

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