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POTENZA – Una interrogazione al Ministro dell’Interno e al Ministro degli Affari Esteri è stata presentata dal deputato lucano Cosimo Latronico (FI) «in merito all’uccisione avvenuta la sera del 28 maggio 2013, a Monaco di Baviera, di un giovane ingegnere italiano di origini lucane, Domenico Lorusso, colpito a pugnalate da uno sconosciuto nei pressi di una pista ciclabile».
In particolare, il parlamentare ha chiesto ai due Ministri «quali iniziative di competenza intendono porre in essere per far emergere la verità e per consentire che venga riaperto il caso e venga resa giustizia per la morte del giovane ingegnere lucano».
Latronico ha sottolineato che «dopo oltre sette mesi di indagini la polizia tedesca sul caso non ha trovato nessun colpevole e la squadra anticrimine, appositamente creata per chiarire l’accaduto, ha deciso di archiviare l’inchiesta per la mancanza di ulteriori novità. L’intera comunità lucana è rimasta scossa dal terribile evento che ha stroncato la vita ad un giovane professionista emigrato per ragioni professionali e di lavoro, provocando un dolore incolmabile alla famiglia ed a quanti lo conoscevano e per questo è necessario che il Governo italiano svolga tutte le iniziative presso la polizia e gli organi inquirenti della Germania perché – ha concluso il deputato – sia fatta luce sull’accaduto e sia assicurato alla giustizia il colpevole dell’atto criminale».
A ricostruire l’accaduto con la polizia tedesca era stata la fidanzata di Lorusso, potentina a sua volta che era con lui in quei drammatici istanti.
Stavano tornando a casa in bicicletta lungo il parco che costeggia il fiume Iser e l’assassino, un uomo che lei afferma di non aver mai visto prima, sarebbe apparso in mezzo alla strada all’improvviso costringendo i due, che procedevano affiancati a passarlo dai due lati. Di più, una volta a distanza ravvicinata, avrebbe sputato sulla maglietta della ragazza.
A quel punto Domenico sarebbe tornato indietro per affrontare, con le mani sul manubrio della bicicletta, l’autore di quel gesto senza senso, che invece avrebbe estratto subito un coltello colpendo il 31enne potentino varie volte fino a causarne la morte.
Dopo aver escluso che tra la vittima e l’omicida si conoscessero gli investigatori si sono subito orientati verso la pista dello psicolabile e hanno passato al setaccio cliniche e case di cura specializzate a Monaco e dintorni ma senza nessun esito.
Per provare a raccogliere qualche elemento in più è stata anche fissata una ricompensa di 10mila euro per chi ha informazioni.
Inoltre è stato effettuato un test di massa del Dna, per quanto solo volontario, su tutti i residenti nella zona e i titolari di utenze cellulari che hanno agganciato le celle telefoniche nell’aria.
In totale sarebbero stati oltre 3mila i campioni confrontati dalla polizia con il profilo genetico estratto dalla saliva trovata sulla maglia della ragazza.
L’attenzione degli investigatori tedeschi sul caso, uno dei pochissimi irrisolti nella città di Monaco, non è mai venuta del tutto meno. Nonostante la dismissione della “sonderkommission Cornelius”, più nota come “soko Cornelius”, dal nome del ponte sul fiume Isar vicino al luogo del delitto, che era la “commissione speciale d’indagine” istituita dalla polizia per esaminare le tracce lasciate dietro di sé dall’assassino.
Quest’estate anche la stampa era tornata ad occuparsene, in particolare il Bild, con l’intervista a uno dei criminologi più conosciuti in Germania, Axel Petermann.
L’ex poliziotto di Brema ha tracciato un profilo del killer del giovane ingegnere potentino, che andrebbe cercato tra gli autori di altri crimini violenti dello stesso tipo, dati il coltello che portava con sé e la freddezza dimostrata dopo l’aggressione. Inoltre, sempre secondo Petermann, potrebbe trattarsi di un uomo arrivato in Germania poco prima del fatto che ha lasciato il paese subito dopo, considerato che il suo Dna non si trova nella banca dati delle forze dell’ordine, dove di norma vengono schedati i profili genetici di tutti gli autori di crimini violenti.
Lorusso si era trasferito a Monaco nel 2011 per lavorare per una compagnia aerea.
l.amato@luedi.it

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