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PAOLA (CS) – Finisce con una assoluzione collettiva perchè il fatto non sussiste il processo per i morti della fabbrica tessile Marlane in corso davanti al tribunale di Paola. Tutti assolti gli imputati chiamati a rispondere dell’accaduto, si trattava di ex responsabili e dirigenti dello stabilimento di Praia a Mare, accusati, a vario titolo, di omicidio colposo per la morte di lavoratori dello stabilimento causato dall’utilizzo di sostanze nocive e di disastro ambientale. Tra gli di loro c’era anche il patron Pietro Marzotto. 

Il presidente della Corte, Domenico Introcaso, ha letto il dispositivo, dopo 10 ore di camera di consiglio, davanti a diversi parenti delle vittime, che stamattina hanno anche inscenato un sit-in davanti al tribunale di Paola.

La Procura lo scorso settembre (LEGGI) aveva chiesto condanne da 3 a 10 anni perché secondo l’accusa l’utilizzo di sostanze poi rivelatesi nocive per il trattamento dei tessuti prodotti nello stabilimento avrebbe causato la successiva morte di un centinaio di operai a seguito del sopraggiungere di vari tipo di tumori provocati, secondo la tesi accusatoria, proprio dall’inalazione dei vapori emessi nella lavorazione dei tessuti, in modo particolare nel reparto di tinteggiatura. 

Il processo comunque aveva subito un duro colpi quando, a seguito di un accordo stragiudiziale stipulato nel novembre dello scorso anno, le parti civili si erano ritirate dal processo (LEGGI LA NOTIZIA) facendo di fatto scemare la partecipazione di massa dei parenti delle vittime.

I pubblici ministeri della Procura di Paola, Maria Camodeca e Linda Gambassi,  avevano chiesto la condanna più alta, 10 anni, per l’ex sindaco di Praia a Mare, Carlo Lomonaco, imputato in qualità di ex responsabile del reparto tintoria. Per Pietro Marzotto l’accusa aveva chiesto invece a 6 anni di reclusione e la condanna anche di Silvano Storer, ex amministratore delegato del gruppo (5 anni); Jean De Jaegher (5 anni); Lorenzo Bosetti, ex sindaco di Valdagno (Vicenza) e consigliere delegato e vicepresidente della Lanerossi (5 anni); Vincenzo Benincasa (8 anni); Salvatore Cristallino (3 anni); Giuseppe Ferrari (4 anni e sei mesi); Lamberto Priori (7 anni e sei mesi); Ernesto Antonio Favrin (5 anni); e Attilio Rausse (3 anni e sei mesi). L’assoluzione era stata chiesta, invece, per Ivo Comegna per non aver commesso il fatto.

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