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CATANZARO – Sarebbe stato lui l’intermediario tra l’ex ministro Claudio Scajola, la moglie di Amedeo Matacena, Chiara Rizzo, e il referente albanese che, scrivono i magistrati, «dovrebbe garantire garantire la vicenda di Matacena in quel territorio». Lui è Vincenzo Speziali junior, 40 anni, catanzarese, con un passato in politica, candidato anche alla carica di sindaco nel 2001 nel capoluogo calabrese. Un personaggio influente in Calabria; rampollo della famiglia Spezial, nipote e omonimo del senatore Vincenzo Speziali.
Secondo il giudice per le indagini preliminari, «Speziali nella vicenda è da considerare di particolare spessore, svolgendo il compito di mediatore». D’altronde, lo stesso Speziali è residente a Beirut e sarebbe in stretto contatto con personaggi ai vertici della politica libanese. Una tesi smentita, però, dal rampollo della nota famiglia calabrese: «Non ho niente a che fare con Amedeo Matacena – ha detto all’Ansa – non so dove si trovi e Scajola non mi ha mai chiesto nulla in proposito». 
In ogni caso, anche se Speziali non risulta formalmente indagato, alcune sue abitazioni di Catanzaro sarebbero state perquisite alla ricerca di informazioni utili sulle indagini che ruotano intorno alla latitanza di Matacena. Il giovane calabrese coinvolto nell’inchiesta ha precisato che «non c’è nessuna parentela tra mia moglie e l’ex presidente libanese Amin Gemayel», così come invece era emerso inizialmente.
Nell’ordinanza che ha portato, però, all’arresto di Scajola (LEGGI) il nome di Speziali compare ripetutamente. Gli uomini della Dia hanno ricostruito incontri e telefonate tra il catanzarese e l’ex ministro. Ed in alcune delle intercettazioni si farebbe riferimento, anche se indiretto, alla situazione di Matacena. Come nel caso in cui Scajola e Speziali sembrano fare riferimento all’udienza prevista in Libano per la possibile estradizione di Matacena, ritenendo di dovere organizzare, secondo quanto riferisce il giudice, il possibile spostamento dell’ex parlamentare da Dubai al Libano. Per questo nelle intercettazioni ci sarebbero diversi riferimenti alla necessità di mediare con il referente libanese, anche attraverso un incontro a Roma, per fare in modo che l’operazione potesse concludersi prima della data dell’udienza. 
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