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REGGIO CALABRIA – Si difende Amedeo Matacena. In un’intervista al Quotidiano difende se stesso dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. E difende anche Claudio Scajola e le altre persone coinvolte nell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria. Per la prima volta parla con i giornalisti. Risponde attraverso skype dal suo telefonino. Si trova a Dubai da quando è arrivata la condanna definitiva a 5 anni e 4 mesi. Una sentenza che contesta: «Sono stato condannato ingiustamente, il mio è stato un processo politico».

A giugno scorso era volato via facendo tappa alle Seychelles per alcuni mesi e poi negli Emirati Arabi, dove è stato fermato alla fine di agosto scorso. Da allora vive lì. Risponde da un bar, forse un ristorante, «non mi chieda dove sono, non glielo direi … lei capisce che non posso…», perché a suo dire «dopo quello che è accaduto è tempo di chiarire alcune cose, a partire dal fatto che nell’ordinanza di custodia cautelare ci sono un sacco di sciocchezze».

Il primo passaggio è per spiegare che non aveva nessuna intenzione di andare a Beirut: «Un’idea del genere non mi ha neppure sfiorato. Sarebbe stata una follia. Mi trovo in un Paese in cui non esiste l’estradizione, perchè avrei dovuto andare in Libano dove invece esistono accordi bilaterali con l’Italia?». Secondo l’accusa, invece, la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, ha contattato più volte l’ex ministro Scajola per organizzare le fuga del marito, anche se lei, ora, si dice pronta a rientrare in Italia e a chiarire tutto (LEGGI).

GUARDA LE FOTO: GLI INCONTRI TRA SCAJOLA E CHIARA RIZZO

LO SPECIALE SULL’ARRESTO DI SCAJOLA

Sui rapporti con Scajola dice: «Ci conosciamo da quando sono diventato parlamentare di Forza Italia nel ‘93, poi i rapporti politici si sono trasformati in amicizia. Mi creda, sono amareggiato. Hanno arrestato gente perbene. Prenda Martino Polito, il mio collaboratore, le assicuro che è una delle persone più oneste che io abbia mai conosciuto. E’ un santo quell’uomo, una persona cristallina, sono davvero dispiaciuto per lui».

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