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CATANZARO – Ii Carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro hanno arrestato quattro persone con l’accusa di essere stati mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio di Ferdinando Rombolà, 40 anni, ucciso il 22 agosto del 2010 a Soverato (Catanzaro) mentre si trovava in spiaggia insieme alla moglie ed al figlio di un anno e mezzo.I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro.

L’omicidio di Rombolà, secondo quanto è emerso dalle indagini condotte dai carabinieri, sarebbe da inquadrare in una faida tra varie famiglie mafiose del Soveratese.

«Gli arresti di oggi rappresentano un punto fermo sulla presenza della criminalità organizzata nell’area del soveratese ed il seguito di un’attività giudiziaria che già ha avuto un primo riconoscimento da parte della Cassazione, dopo le condanne definitive per i
componenti della cosca Sia-Tripodi-Fiorito» ha commentato il procuratore vicario della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri
nel corso della conferenza stampa. 

Le persone alle quali è stata notificata in carcere l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip su richiesta della Dda sono Pantaleone Antonio Gullà, di 48 anni, esecutore materiale dell’omicidio, e Michele Lentini (44), Fiorito Procopio (62) e Vincenzo Bertucci (32) indicati come mandanti o partecipanti al delitto. All’uccisione di Rombolà, inoltre, ha partecipato anche Bruno Procopio, 28 anni, che successivamente è diventato collaboratore di giustizia fornendo utili elementi agli investigatori.

I dettagli delle indagini sono stati illustrati oltre che da Bombardieri dall’altro procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, coordinatore Dda per l’area jonica; dal comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, col. Ugo Cantoni e dal comandante del Nucleo investigativo, ten. col. Alceo Greco. 

Un delitto efferato, è stato spiegato, pianificato e organizzato in modo militare e maturato all’interno di una faida di ‘ndrangheta. Il sicario, con il volto coperto da un casco e impugnando due pistole, ha agito senza timore, sparando a Rombolà prima alle spalle per poi finirlo incurante del contesto in cui si trovava. Rombolà, vicino alla cosca Gallace e Gallelli, si occupava di sicurezza nei locali notturni del soveratese e, secondo quanto emerso, era ritenuto da chi decise la sua eliminazione l’autore degli omicidi di Vittorio Sia e di Agostino Procopio, avvenuti in precedenza. 

«L’uccisione di Rombolà – ha spiegato ancora Bombardieri – si è innescata in una serie di fatti delittuosi iniziati con l’omicidio, nel 2008, di Carmelo Novella e proseguito con quello di Damiano Vallelunga per arrivare poi a 15 fatti delittuosi nell’arco di poco più di un anno e mezzo».

Per Luberto, «il soveratese è un territorio difficile in cui deve esserci un’affermazione forte dello Stato. A fronte di questo, però – ha rilevato il procuratore aggiunto – il lavoro che ha portato al risultato di oggi è stato svolto da un solo magistrato». 

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