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CATANZARO – Beni per un valore di 472 mila euro sono stati sequestrati dal G.i.c.o. della Guardia di Finanza di Catanzaro, in esecuzione di un provvedimento richiesto dal procuratore distrettuale antimafia Antonio Vincenzo Lombardo ed emesso dal tribunale del capoluogo calabrese. Il destinatario del decreto di sequestro è Michele Lentini, 42 anni, indicato come braccio destro, oltre che genero, di Fiorito Procopio, 60 anni, attuale reggente della cosca Sia-Procopio-Tripodi, operante nell’area ionica soveratese, legata ai Novella di Guardavalle (Cz), al clan Vallelunga di Serra San Bruno (Vv) e ai Costa di Siderno (Rc). I beni sequestrati comprendono quote societarie di un’azienda agricola, un immobile, un magazzino ed un terreno ubicati a San Sostene (Cz), un’autovettura di lusso e diverse disponibilità bancarie e finanziarie. Quella rappresentata dal clan SIa-Procpopio-Tripodi, secondo gli inquirenti, sarebbe una ‘ndrangheta imprenditoriale, che ha creato nel basso Ionio Catanzarese un vero e proprio centro di potere, controllando diversi settori economici, dal vecchio business dei boschi, al nuovo e più redditizio mercato del turismo, passando attraverso il solito mercato degli stupefacenti. nel dicembre del 2011, Lentini ed altri esponenti di rilievo della cosca, tra cui lo stesso suocero Fiorito Procopio, sono stati tratti in arresto nell’ambito dell’operazione di polizia denominata «Showdown», che ha consentito di delineare i compiti, i ruoli e le responsabilità degli affiliati, soprattutto in relazione ai numerosi fatti di sangue verificatisi negli ultimi anni nella zona del basso Ionio catanzarese e passati alla cronaca con l’appellativo di «faida dei boschi». nell’ambito della predetta operazione di polizia è emerso, tra l’altro, che Lentini sarebbe stato coinvolto nel sequestro e nell’uccisione di Giuseppe Todaro, occultandone personalmente il cadavere con un escavatore. Le indagini patrimoniali condotte dalle fiamme gialle, che hanno consentito l’emanazione del provvedimento di sequestro, hanno evidenziato una netta sproporzione tra i beni risultati nella effettiva disponibilità del soggetto ed il suo tenore di vita, rispetto ai redditi dichiarati e alle attività ufficialmente svolte. 

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