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REGGIO CALABRIA – Il latitante Pietro Labate, 62 anni, indicato dagli inquirenti come capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, operante nel quartiere Gebbione di Reggio Calabria, inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi del ministero dell’Interno, è stato arrestato ieri sera dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria, diretta da Gennaro Semeraro. Labate era latitante dall’aprile del 2011, quando sfuggì alla cattura nell’ambito dell’operazione antimafia “Archi”. E’ accusato di associazione mafiosa ed estorsione. Nel luglio 2012 era stato condannato in primo grado a 20 anni di carcere.

CATTURATO SULLO SCOOTER – Labate è stato individuato nella tarda serata di ieri a Reggio Calabria al termine di lunghe indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia. Da un anno il cerchio si stava stringendo su di lui. Si nascondeva nel suo quartiere, quello di Gebbione alla periferia sud di Reggio Calabria, dove il clan di cui è capo esercita la sua influenza criminale. Al momento dell’arresto guidava uno scooter nel suo quartiere, Gebbione, alla periferia sud della città. L’arresto è avvenuto intorno alle ore 22,30, quando i segugi della Mobile, diretta da Gennaro Semeraro, hanno avuto la certezza che sotto il casco si nascondesse il volto di Pietro Labate, che ha tentato una disperata fuga ma è stato subito bloccato e ammanettato. Il boss è stato intercettato in via Argine Torrente Sant’Agata, poco distante dal luogo della cattura gli investigatori hanno scovato anche il rifugio di Labate.

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 al momento dell’arresto guidava uno scooter nel suo quartiere, Gebbione, alla periferia sud della città. L’arresto è avvenuto intorno alle ore 22,30, quando i segugi della Mobile, diretta da Gennaro Semeraro, hanno avuto la certezza che sotto il casco si nascondesse il volto di Pietro Labate, che ha tentato una disperata fuga ma è stato subito bloccato e ammanettato. 

Il superlatitante non era armato e non deteneva armi neanche nel covo, all’interno del quale sono stati sequestrati gli oggetti in uso a Labate, tra cui un tablet, che ora sono al vaglio degli inquirenti, così come al vaglio degli investigatori vi è anche la posizione del proprietario dell’appartamento in cui Labate si nascondeva e altre persone che potrebbero avere fiancheggiato il latitante.

 

IL PLAUSO DEL VIMINALE – «Un plauso e un ringraziamento agli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria e al Capo della Polizia, Alessandro Pansa, per la brillante operazione che ha portato all’arresto del boss Pietro Labate, uno dei latitanti inserito nell’elenco dei più pericolosi a livello nazionale». Lo dichiara – in una nota – il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico. «Si tratta – prosegue Bubbico – dell’ennesimo duro colpo inflitto alle cosche, grazie anche all’ottimo e prezioso lavoro delle Forze dell’Ordine e della Polizia di Stato. Siamo consapevoli che molto resta da fare sia sul piano del contrasto che su quello della prevenzione contro la criminalità, ma il risultato di oggi dimostra che il livello di allerta e di azione di tutte le forze coinvolte nella lotta alla mafia è altissimo e costante». In serata anche il vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano ha descritto l’arresto come «un altro importante colpo alla criminalità organizzata».

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